3 libras.

Ti ho mostrato la realtà, e tu l’hai presa e l’hai portata via con te.
Sono solo un nome, un qualcosa di vago nella tua mente, perso e confuso tra un milione di altri, tutti uguali.

Giuro che per me è quasi impossibile non sentirmi un po’ deluso, lasciato indietro, mentre provo a guardarti dentro senza filtri.
Così inconsapevole della mia esistenza.

Tu semplicemente non mi vedi.

Ti ho mostrato ciò che forse era palese al mondo intero solo per vedere cosa si nascondeva dietro quegli occhi.
Occhi di un angelo caduto.
Occhi di un disastro annunciato.

Eccomi qui, forse sto pretendendo un po’ troppo mentre queste ferite continuano a sanguinare.
Ma io lo vedo, vedo oltre ogni muro che costruisci, vedo attraverso ogni cosa.
Ti vedo.

Perché ti ho sbattuto la verità in faccia solo per capire cosa accade dietro quello sguardo.
Dietro gli occhi di un angelo caduto.
Dietro gli occhi di un disastro annunciato.

E sai cosa?
E sai cosa?
A quanto pare, nulla.
A quanto pare, assolutamente nulla.

Tu non mi vedi.
Tu non mi vedi.
Tu non mi vedi.
Tu non mi vedi.
Tu non mi vedi.

Tu non mi vedi affatto.

right here, right now.

Se è di Apple Music che stiamo parlando, allora sappi che sono una delle più devote ed affezionate tra tutte le sue fangirl presenti in questo regno.
Bene irrinunciabile che utilizzo costantemente dal momento della sua creazione, da quel giorno in cui mi è stata data la possibilità di avere accesso, in qualsiasi posto ed in qualsiasi momento, a quasi tutta la musica scritta e prodotta al di sotto della volta celeste.
Ti basta versare nelle casse di Mamma Apple l’equivalente in Euro di circa mezzo disco in vinile ogni mese ed il gioco è fatto; la più nobile e raffinata tra tutte le forme d’arte esistenti e mai esistite sarà sempre al tuo fianco, 24/7, amica fedele ed infaticabile.
Mi capita spesso di discutere con lei proprio come se avesse una sua vita propria, e mi capita spesso di farlo soprattutto quando mi viene difficile da capire quel filo logico che dovrebbe unire il brano da me scelto con il brano da lei proposto come ascolto successivo.
Non è questo il caso.

Atto I.

E davvero non c’era nessuna traccia di delusione presente in me quando l’altra notte, dopo essermi spontaneamente immerso nei suoni di Sick Luke e nel flow di Sayf per tutti i due minuti ed undici secondi della loro “Testa O Croce”, ho ascoltato la voce di Sant’Antonio Hueber da Padova mentre saturava completamente ed in un solo istante tutto l’abitacolo della mia Mailazza.

«Ho mischiato le carte. 
Ho preso tante cose nella vita,
ma con te sono su Marte.»

Parliamo di uno dei miei pezzi preferiti in assoluto e che se ne sta in uno dei miei dischi preferiti in assoluto.
Ho tanti dubbi, e mi pongo sempre troppe domande su qualsiasi cosa, ma non leggerai nessuna traccia di esitazione mentre ti dirò che “Umile” sarebbe uno di quei dischi che sicuramente porterei con me su un’isola deserta, con buona pace di quella santa donna che mi ha messo al mondo.

«Io proprio non capisco cosa ci trovi di speciale in lui ed in tutto il movimento di cui fa parte.
Tony Boy fa veramente cagare, secondo me ci stai prendendo tutti quanti per il culo.»

«Stai scherzando, vero?»

«No no, sono assolutamente seria.
Ti ho visto crescere osservandoti con orgoglio mentre scoprivi ogni giorno nuova musica, e mi è sempre piaciuta un sacco la tua capacità di saper apprezzare tanti generi diversi.
Hai una cultura musicale infinita ed invidiabile, non ti può piacere davvero sto Tony Boy.
Repetita iuvant:
Tony Boy fa veramente cagare!»

«Ma non ti permettere, pazza eretica!
Chiedi umilmente perdono e non mancare mai più di rispetto al Goat in mia presenza.»

«Ma vafammocc ‘a mammeta, con tutto il rispetto per quella stronza che poi sarei io!
Stai zitto e mangia!
Tony Boy…
Madonna santa, che si passa!»

Poi è successo tutto nel giro di un attimo.
Quasi senza accorgermene stavo per ammazzarmi.
E sarebbe stata una cosa così veloce ed improvvisa che nemmeno saprei dirti con certezza se per colpa mia o meno.

Ho proseguito per qualche centinaio di metri tentando di scrollarmi di dosso la cosa come meglio potevo, ma questo solo per poi capire quasi subito che mi sarei dovuto fermare un secondo sul bordo della strada:
tenere le mani sul volante non era più una cosa così tanto facile e banale, stavo tremando come una foglia, e potevo ascoltare il cuore martellare a velocità folle mentre scandiva i suoi battiti percepibili dalla punta delle dita fino ad ogni mio angolo più remoto di pelle.

«Sarei morto ascoltando Mischiare Le Carte!»

Nemmeno il tempo di finire la frase e sono scoppiato a ridere come un cretino.
Scendo dalla Maila per far capire ai miei “muscoli” che sono ancora io quello che comanda qui, poi mi accendo una Marlboro, e mi metto ad ironizzare mentalmente sull’esperienza appena vissuta.
Mi sono immaginato un sacco di cose, da dottori che fissavano increduli i miei esami irrimediabilmente compromessi da mesi vissuti senza controllo (e magari scommettendo l’uno con l’altro su quanti minuti impiegherebbe il mio sangue ad uccidere un soggetto sano dopo una generosa trasfusione), al fatidico incontro con Pietro al cospetto di quel famosissimo cancello argenteo…

«Oh, Brunino!
Via quella faccia stupita, tranquillo, non varcherai mai quella soglia.
Le legioni dei 9 inferi di Baator stanno impazientemente attendendo la tua putrida anima, ed il tuo addestramento comincerà nel giro di pochissimo tempo.
Ero solo troppo curioso, morivo dalla voglia (no pun intended) di conoscerti, di stringerti la mano.
Troverai il traghettatore di anime alla fine di questo sentiero.
Il tributo richiesto per la traversata dell’Acheronte è sempre di un Obolo, ma questo tu lo sai molto bene, non è vero?
Ti confesso che in molti sono ancora convinti che su quel lido dannato si usino le dracme, roba da matti.
Fa buon viaggio e…
Lay down your soul to the gods rock ‘n’ roll!»

Quasi come in risposta a questa sbirciata al di là del velo decido di tornare sulla Maila, metto su i Venom, e quindi riprendo finalmente la mia strada, lasciando alla voce imperiosa di Cronos il compito di guidarmi sano e salvo verso casa.

Ad ogni modo, in quella notte ero ancora all’oscuro di due cose.
Uno: ammesso di avere la possibilità di scegliere, non sapevo quale canzone sarebbe stata davvero degna di essere ascoltata come ultima appena prima di varcare l’oscurità.
Due: se effettivamente fosse finito il mio tempo, non avrei mai vissuto il pomeriggio incredibile che sto per raccontarti tra le righe che seguono.

Atto II.

Comincia tutto con una mia idea, idea che ha affondato le sue radici nella mia mente ad inizio aprile di quest’anno.
Volevo fare un regalo speciale per una persona che “holds a special place in my heart”.
Volevo regalargli qualcosa che non si potesse comprare, qualcosa che necessitasse un po’ di impegno, di “sputare un po’ di sangue” per la sua realizzazione, qualcosa che fosse indiscutibilmente nostra.
Non potevo che scegliere proprio questa canzone.
Ed è così che quindi, approfittando del periodo passato in studio per la produzione di alcune tracce con la mia metà della mela musicale, quest’estate ho inciso una mia versione di “A Thousand Miles” prendendo spunto dalla Vanessona, dai Vanilla Sky, dagli Yellowcard, dalla mia “frangia ed acne”, e da alcune modifiche “troppo chill” confezionate con tanta maestria dal destinatario di questo dono mentre ci trovavamo a circa duecentoventi chilometri da casa.
Sentivo di volerlo fare, e sentivo quasi di doverlo fare.
Fosse stato anche solo per cercare di onorare quel debito verso la fortuna sfacciata che ho avuto ad incrociare la mia vita con la sua fin dal giorno zero; fin da quel giorno in cui due poveri disgraziati stavano parlando per la prima volta senza nessuno intorno in uno spogliatoio, prendendo per il culo l’eccessivo vittimismo tipico di alcuni tifosi partenopei capaci di vedere del razzismo anche in una coreografia da stadio dove il diavolo teneva stretto nella sua morsa il povero pulcinella.

«Terroni Bastardi!» (cit.)

Fast-Forward fino al pomeriggio incriminato.
Esco di casa e ad aspettarmi trovo lei: espressione piratesca e sorrisetto diabolico.
Non potevo neanche immaginare che cosa avesse architettato alle mie spalle quella grandissima stronza.
In pochi minuti arriviamo sotto casa di lui e, dopo una giusta dose di convenevoli e di smancerie in vario assortimento, siamo tutti e tre sul doblò di lei.
Tra le mani ho le mie fedelissime Beats.

«Ho fatto un feat. con Faneto, e ci tenevo davvero tanto che tu lo ascoltassi per primo.
Buon Compleanno.
Comunque R sta per Destra e L sta per sinistra.»

Ti giuro che assistere alle sue reazioni è stato allucinante, ne è valso ogni secondo ed ogni goccia di sudore immolati alla causa; e dopo diversi e goffi tentativi di cercare contatto fisico attraverso i sedili del doblò…

«Dai Brunello, scendiamo che voglio abbracciarti!»

Siamo di nuovo nel piazzale e mi sto assaporando il momento.
Spazzo via quella nuvoletta nera che sembrava volesse dirmi «e se non dovesse apprezzare il tuo gesto?» e mi prendo qualche istante per sentirmi invincibile.

Poi, l’imprevisto.
L’oscuro piano della peggior paladina di Sehanine Moonbow che si sia mai vista stava prendendo vita proprio sotto al mio naso.

«Già che ci siamo, ho una proposta da farti!»

Lei trattiene con scarsi risultati una risata; io non capisco; mentre lui prima estrae dalle sue tasche una poké ball, poi si inginocchia, la apre rivelandone il contenuto (un Bulbasaur con un anello nero legato da un nastro viola attorno al suo dorso), e dopo essersi schiarito la voce…

«Brunello… vuoi venire al Lucca Comics con i tuoi amici??

Scoppiamo a ridere tutti e tre per il momento surreale, davvero degno di un film, e mi è servito più di qualche secondo prima di poter rispondere…

«Ma certo che sì! E come cazzo faccio a dirti di no??»

Al che lui, ancora nelle vesti dell’attore protagonista, si alza con un gesto atletico, per poi urlare a squarciagola tutta la sua gioia verso il cielo…

«Ha detto sì!! Ha detto sì!!»

Cala il sipario.
I nostri tre eroi sono stretti in un abbraccio collettivo neanche fossero Eren, Armin e Mikasa; con la Baia Del Re a fare da cornice e da testimone di questa solenne promessa:
mercoledì 29 ottobre sarà Lucca Comics & Games.

Atto III.

Sono con lei davanti ad un paio di gin tonic, inizia ad esserci un po’ freddo, e sto ancora cercando di processare gli avvenimenti recenti al meglio delle mie possibilità.

«Allora, come ti senti?»

«Mi avete fatto spaccare dal ridere, te lo giuro!
Indimenticabile.
Povero, guarda cosa cazzo gli hai fatto fare!»

«Pazzesco, davvero.
Mentre preparavo il tutto, un po’ me la stavo già disegnando la scena nella mia testa, ma devo dire che onestamente non me l’aspettavo così bella.
Lui è stato davvero bravissimo, ha superato ogni mia aspettativa.»

«Concordo, è stato fenomenale.
Ma anche tu non sei stata da meno.
La Pokè Ball, Bulbasaur, l’anello, la proposta…
Sei stata geniale.
Maligna sì, ma comunque geniale.»

«Guarda che mi sono impegnata moltissimo per questa cosa, sappilo!»

«Questo si chiama giocare sporco, piratessa!
Altro che paladino…»

«Eh, ci si teneva davvero tantissimo che tu venissi a Lucca, quindi ho fatto il mio gioco.
Sapevo che non saresti mai stato capace di dire di no.
Gli vuoi troppo bene, è palese!»

«Tu sei una stronza, è palese!»

«Tivibì, bitch!»

«Io per niente… e comunque questi gin tonic li paghi tu, lo sai, sì?»

«Niente da obiettare…»

‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.

«Ho mischiato le carte. 
Ho preso tante cose nella vita,
ma con te sono su Marte.»

Sant’Antonio Hueber da Padova, in arte Tony Boy.
Vero Goat.

Life On Mars?

♫ It’s a God-awful small affair
To the girl with the mousy hair ♫

“Ma veramente ti sei innamorato di una tipa che hai visto una sola volta in vita tua?”

Ma certo che sì!
Ovvio che sì!
Stiamo parlando di me, hai presente?

Quel lattaio capace di innamorarsi anche cinque o sei volte al giorno.
Quel lattaio capace di innamorarsi anche del nulla, anche solo di un’idea.
Quel lattaio che, se sei riuscita ad attirare la sua attenzione mentre stava mettendo cose a caso su di uno scaffale, ti inseguirà con molta “discrezione” tra le varie corsie, fingendo magari di essere improvvisamente interessato ai valori nutrizionali o agli ingredienti del primo prodotto che gli capita a tiro…

Resta con me qualche minuto e ti racconterò tutto.
Prometto che non dovrai pazientare molto, stavolta saranno solo pochi concetti e dritti al punto…
Non ho nessuna intenzione di dilungarmi più di tanto.

Is There Life On Mars?

Ma che ne so!
Sto facendo già abbastanza fatica a capire “questa vita qui” anche senza pensare a quella su Marte.
Con tutto che per Marte sarei pronto a partire anche adesso, in questo momento… puoi dire lo giuro!
Con tutto che su Marte qualche volta mi ci sono sentito per davvero, proprio come se quel pezzo lo avessi scritto io…

Sto rallentato un secondo.
Sto cercando di fare ordine come posso.

L’ astinenza dalle Marlboro non è per niente simpatica, è molto ma molto peggiorata rispetto all’ultimo ricordo che avevo di lei.
Ok, è solo una questione di qualche giorno, ma la situazione è comunque riassumibile con uno dei miei più sinceri e sentiti “Male Male Qui” tra tutti quelli masticati in tempi più o meno recenti.

Il punto è che con Mester abbiamo da poco finito di registrare tutte le parti strumentali dei pezzi che avevamo in ballo, e sono parecchio soddisfatto dei piatti che, con tanto amore, stiamo cucinando per voi.

Non abbiamo un cantante, e nonostante lui sia in grado di cantare decisamente molto meglio di me, ha comunque deciso che questo compito spetti esclusivamente al sottoscritto, chiamandosene completamente fuori.
Che infame!

Voglio provare a registrare le migliori take di voce tra quelle che mi è possibile fare, ed è proprio per questo motivo che ho deciso di prendermi cura per qualche giorno di voce e respiro (nonostante sappia molto bene che la cosa non potrà spostare più di tanto gli equilibri, ma pace… Almeno potrò dire di averci provato).

So di essere di parte (ovvio, stiamo parlando di Mester), ma lavorare insieme e fianco a fianco ancora una volta è stato davvero incredibile.
Ti giuro che rimanere ad osservarlo mentre se ne parte completamente a caso con il suo ♫ Do You Want To Build A Snowmaaan ♫ tra una prova e l’altra (e con la sua unica ed inimitabile faccia da schiaffi) è davvero impagabile!

M.: “Eh Brun, con due bimbe piccole è più che normale conoscere a memoria le canzoni di Frozen.
Tu, piuttosto?
E già che ci siamo…
Ora che la figlia del fornaio è solo un lontano ricordo, ora che la tipa ti ha lasciato, ed ora che il boccia non lavora più da voi…

Possiamo considerare finalmente chiuso il tuo periodo di musica di merda??
Con tutto il rispetto eh, sia chiaro!”

B.: “Disse quello che ascoltava Mattafix, giusto?
Mi spiace deluderti, Mester!
Comunque su Frozen mi avvalgo della facoltà di non rispondere!
Sulla duemilatre posso solo ribadire che la sua unica colpa è stata quella di avermi fatto conoscere Shiva… Per tutto il resto (o quasi) ho fatto da solo.
Con la mia ex poi, se così la si può chiamare, parlavamo poco o niente di musica (o forse sarebbe più giusto dire che parlavamo pochissimo in generale, ma fotte).
E per quanto riguarda il boccia invece… Ti posso solo giurare su tutto quello che vuoi che gli voglio abbastanza bene da potermi presentare a suonare in calze e ciabatte da qui fino alla fine dei nostri giorni se tu dovessi chiamarlo così anche solo un’altra volta, io te lo dico…

M.: “Va bene… Brunello!
Però, prossima volta che lo senti, digli solo che ho visto in giro una Colt cabriolet che faceva proprio al caso suo… Gasava Tantissimo!”

B.: “Eccolo! Ma quanto sei scemo?? 😂 Dai, suoniamo!”

Is There Life On Mars?

Non saprei.
Di sicuro dovrei preoccuparmi molto di più della mia vita in Via Conciliazione angolo Via Calciati se solo non avessi Alice al mio fianco a proteggere il mio posto di lavoro di questi tempi.

La signorina è parecchio più nerd del solito ultimamente, tipo al punto da riguardarsi (e nella sua interezza) tutta la saga innominabile.
Cinque film.
Uno peggio dell’altro…
Esatto: proprio quella saga di cui avevamo ri-fatto il casting qualche mese fa.

Un po’ deve averci preso gusto, o forse l’altra mattina si sentiva solo un po’ più Clary Fairchild del solito, fatto sta che a questo giro ha deciso di scrivere a Netflix chiedendo di potersi occupare in prima persona del reboot di Shadowhunters.

Ammetto le mie colpe:

B.: “Simo, ascoltami bene!
Se mai io dovessi andare al Lucca Comics ’25 vedrai che farò di tutto per incontrare la mia bella Cassandrona!
Ho intenzione di farmi fare un autografo sotto al capezzolo sinistro per poi farmelo tatuare…”

Mai avrei creduto di provocare in lei una simile reazione:
Ha già completato il casting di tutti i personaggi principali della saga, ed è stata davvero fenomenale!
Posso garantirti che se mai la Marina un giorno decidesse di abbassare definitivamente le serrande… beh, il mondo ci guadagnerebbe un direttore artistico di assoluto livello.

B.: “Comunque, senza offesa eh, ma non pensi che il tuo parabatai abbia più di qualche problema con le fasi lunari?
I’m just saying…”

S.: “Senti Alec, ti devo ricordare chi è il tuo parabatai o facciamo come se fosse tutta una questione di circostanze come al solito?”


B:: “Eh, ma che caratteraccio però…”

Is There Life On Mars?

Forse.
Nel dubbio posso solo dirti che ho cominciato già da un po’ a tracciare qualche linea appartenente al disegno della mia vita successiva.

Stavo facendo due passi con mio padre, ed il povero malcapitato si è trovato in mezzo ad una delle mie ultime litigate via telefono, una delle mie ultime situazioni in cui mi sono trovato a prendere dei nomi in maniera gratuita, completamente a caso.

Butto giu, poi restiamo qualche secondo ad osservarci in religioso silenzio, senza dirci nemmeno una parola.
Fino a che…

B.: “Pa, posso dirti una cosa?”

C.: “Tutto quello che vuoi!”

B.: “Se nella prossima vita avrò ancora l’onore di averti come padre… sappi che avrai un figlio omosessuale!”

C.: “Mah… in quel caso penso che avresti altri tipi di c***i!

B.: “Afferrato il concetto.”

Come se pianificare il futuro possa avere anche solo il minimo senso.
E come se certe scelte siano davvero solo mie da prendere.

Ho combinato un sacco di disastri ultimamente, forse anche troppi.
Pensavo che per un po’ anche basta così, e pensavo che per un po’ me ne sarei stato nel mio.
Pensavo che avrei passato un po’ di tempo a capire e sistemare due o tre cose prima di…

Poi ecco che Sir Giovanni (out of the blue, ed in un giorno completamente a caso) mi dice di essere in giro per Piacenza, e mi chiede se mi va di accompagnarlo alla ricerca di un nuovo smartphone per suo padre.

Cosa potrà mai andare storto, giusto?

Ci troviamo in un negozio non troppo lontano da casa mia.
Lui sta dando un’occhiata al settore telefoni da due soldi che tanto mio padre lo distruggerà tempo zero, e mi sta parlando di quali caratteristiche minime dovrebbe avere per non portarsi a casa proprio una stronzata…

Sembra che mi stia parlando in un’altra lingua, e comunque non vedo nessun telefono davanti a me.

Il mio sguardo si posa solo su di lei, sui suoi capelli corti e scuri, sui suoi gesti, sul modo in cui sta sorridendo mentre parla con il suo collega, sui suoi tatuaggi e su uno tra questi in particolare:
Il volto di David Bowie, riconoscibile anche senza troppi dettagli, ed una scritta dal tratto sottile e semplice…
Rebel Rebel.

Sono già innamorato.

Non so niente di lei, nemmeno il suo nome.
E sono già tornato diverse volte in negozio senza essere mai più riuscito a beccarla.
Come se non fosse mai esistita.
Come se me la fossi solo immaginata.
Frustrante.

B.: “Oh, ma dov’è la mia Rebel Rebel?? Dici che non riesco a beccarla per i turni? Sarà in malattia? Forse era in prestito da qualche altro punto vendita? Dai, è Agosto, forse è solo in ferie…”

G.: “Sì, ma stai calmo… secondo me ha dato le dimissioni!”

B.: “Vai in culo my dawg, davvero… detto con l’anima”


Fine della storia.

Morale?
Diffida sempre da chi cerca compagnia per comprare un telefono a suo padre, specialmente se munito di uno spa-ven-to-so pannocchione di notevoli dimensioni, specialmente se poi è anche un po’ troppo…
(no dai, stavolta no… poi Donna Giuliana si incazza).

‘Mocc
Your Favorite Milk Delivery Boy.

Entreat me not to leave thee,
Or return from following after thee—
For whither thou goest, I will go,

And where thou lodgest, I will lodge.
Thy people shall be my people, and thy God my God. 
Where thou diest, will I die, and there will I be buried. 
The Angel do so to me, and more also,
If aught but death part thee and me.


(Simo… che te possino! 😉)


Mondegreen

Mi capita spesso di scrivere per poter contemplare ricordi, per poter ri-vivere al bisogno alcuni tra i momenti che ho vissuto o che sto vivendo.
Mi capita spesso di scrivere per provare a strapparti un sorriso, magari mettendo in evidenza i miei lati più curiosi, o semplicemente raccontandoti alcune situazioni al limite dell’imbarazzo.
Mi capita spesso di scrivere per provare a mettere da parte alcuni tra i miei pensieri più scomodi, nella speranza che possano restare intrappolati tra parole e racconti.
Mi capita spesso di scrivere per nessuno di questi motivi in particolare…

Ti sarà già successo almeno una volta o due, magari ascoltando una canzone con il testo scritto in una lingua diversa dalla tua.
Comprendi in maniera sbagliata una frase e poi finisci per portarla da tutt’altra parte, dando a quel pezzo un significato completamente nuovo, spesso ridicolo, o comunque del tutto diverso dal significato originale infuso dall’artista.

(Ok, ma ancora non ci siamo, messo giù così sembra quasi un discorso serio…
E questo proprio non vuole esserlo.)


Per capirci meglio:
Non sto parlando di casi come “Every Breath You Take” dei Police, oppure tipo “You’re Beautiful” di James Blunt.

(Ti direi anche che ovviamente sono stati scelti a caso tra gli esempi più efficaci…
Fosse anche solo per sentirti dire “m” come molto, “d” come deve essere vero, e “g” come glisssss!)


Non so quanti ascoltatori hanno preferito concentrarsi sul lato più romantico e mieloso di quelle note e di quegli accordi, ignorando i colori decisamente più amari e realistici delle parole raccolte in quei testi.
Allucinante.

Dai, la prima è una delle canzoni più sinistre ed oscure che conosco:
Parla di ossessione senza una fine, di volontà di controllo, e della gelosia ingiustificata e provata da uno stalker verso una persona che non lo ricambia.
Non riesce a lasciarla indietro, ne osserva “ogni mossa” ed “ogni respiro” da lontano, del tutto incapace di andare avanti.

La seconda, se possibile, è forse pure peggio:
Parla di un tipo strafatto (sotto l’effetto di non si sa cosa) che incontra casualmente in un posto parecchio affollato una persona di cui è profondamente innamorato, vedendola in compagnia di qualcun altro, felice.
Ogni frase, ogni parola è carica di nostalgia, di tristezza, di senso di vuoto e di impotenza…
Possibilità mai realizzate.
Desideri mai avverati.
(go figure!)

Mondegreen è un’altra cosa.
Sbagli ad interpretare una parola oppure una frase ed inconsciamente la sostituisci con un’altra dal suono vagamente simile.
La tua testa si trova davanti ad un qualcosa che non riesce a decodificare del tutto, magari per la presenza di alcuni disturbi o semplicemente per la particolare pronuncia del cantante.
Ecco che poi, quasi per magia, cerca di ricondurla ad un altro qualcosa che già conosce, dalle sembianze decisamente più familiari.

È proprio con questo processo che nascono i migliori tra i testi storpiati:
Canterai per sempre “le galline con le spine” al posto di “like a wheel, gonna spin it”, con buona pace di Bon Scott e dei suoi AcϟDc.
E non me ne voglia Robert Plant, o nessuno tra i membri dei gloriosi Led Zeppelin, ma “hanno le sedie verdi scure” gasa sicuramente molto di più rispetto ad un banale e semplice “I’m gonna send you back to schoolin'”, e negarlo non ha davvero nessun senso.

Avrei potuto anche accontentarmi, una definizione così cretina di un termine la potevo tranquillamente considerare all’altezza del mio modo d’essere, senza star lì a sbantecare più di tanto.
Ma sentivo di volere di più, sentivo che non mi bastava.

È di musica che stiamo parlando, e sai benissimo che quando lo stai facendo con me vincoli o schemi smettono di esistere al primo respiro.

Questa parola poi è troppo bella, suona troppo bene.
Non so, ha un certo je ne sais quoi di magnetico (per dirlo con parole affini allo stile senza tempo del bardo Olivier)
Mi è rimasta impressa da subito.
La mastichi per la prima volta e la sensazione che ti da è paragonabile al primo incontro con qualcuno che ti ha rapito dal primo secondo.
Ricordi il posto, il momento, addirittura le prime parole scambiate senza nessuno intorno.
Non può bastare così.

Non può bastare così.

Ne farò uso improprio.
Perché alla fine poi “fotte”.
Sono fatto così.

Per me Mondegreen è un’altra cosa:

Parole e suoni iniziano a scorrere liberi dentro di te, serve loro solo un istante per aver accesso a tutto ciò che sei.
Non ci sono più filtri, i muri crollano tutti uno dopo l’altro, ed i tuoi punti di luce vengono compressi assieme ai tuoi lati d’ombra in un nuovo ed unico essere.
Lasci che ti portino dove meglio credono, che ti mostrino tutto ciò che vogliono, che ti facciano sentire più vivo che mai, o che ti lascino letteralmente ad un passo dal morire.

È la mia personale interpretazione che do alle cose che ascolto, usando esclusivamente la mia storia come solo ed unico parametro.

Mondegreen è quel ricordo a cui mi aggrappo con tutte le forze che ho, tenendomi il più stretto che posso.
È quel momento vissuto così intensamente da sentirne ancora la fragranza.
È un brivido, è gioia senza una fine.
È una lama che ti passa da parte a parte con una facilità disarmante.
È un dolore così lancinante da essere insopportabile.
È quel desiderio che non avresti mai voluto esprimere, per non sentirti così tanto un cretino.
È la fine di un qualcosa che non ha mai avuto davvero un inizio.

Il vinile che ho in questo momento sul giradischi ne è pieno, in ogni suo singolo solco.

Ovunque.

È per distacco il mio disco preferito tra quelli usciti in quell’anno, il mio disco preferito di un artista che amo con tutto me stesso, ed uno dei miei dischi preferiti in generale ed in assoluto di sempre e per sempre.

Ti direi anche di che disco sto parlando, ma (guess what?) non avrebbe senso.
Ti condizionerei, e preferisco dare più importanza alla sensazione in se piuttosto che alla situazione esatta.
Preferisco lasciarti la possibilità di poterti immedesimare.
(E poi sì… Mester mi riempirebbe di parole)

Mi sembra davvero che tu sia proprio qui da parte a me, e che fisicamente stia cercando di portarmelo via.
Faccio fatica ad andare avanti nell’ascolto nella stessa maniera in cui faccio fatica a crederci.
Che poi non è vero un cazzo, sapevo benissimo che mi sarei solo fatto del male mettendolo su.
Forse pensavo ingenuamente di potercela vedere dentro, pensavo che potesse andare un po’ meglio di così.

What a player!

Però ti giuro:
Non importa quanto tempo ci vorrà, o per quanto tempo ancora dovrò sentire queste cose, ma non ho nessuna intenzione di lasciartelo prendere, scordatelo…
È escluso!


Poi lentamente la scena inizia a cambiare, e la mia attenzione viene subito catturata da un volto che conosco fin troppo bene…

Thomas se ne sta seduto sul pavimento accanto alla porta-finestra che da sul balcone.
Ne ha appena accesa una.
Non capisco perché non sia uscito, a nessuno è concesso di fumare dentro casa mia.
Poi seguo il suo sguardo al di là della zanzariera:
C’è una mantide religiosa con tutta l’aria di chi si farebbe molto volentieri una visita guidata nella tana del Milk Delivery Boy.
Male Male Qui.
Una mezza volta che questo fenomeno fa qualcosa di azzeccato!

(Sì, sono abbastanza un nerd da saper riconoscere immediatamente una sfida che non posso superare… nemmeno il mio DM avrebbe mai il coraggio ed il cuore di mandarmi contro una mostruosità del genere, e ti posso giurare che di problemi se ne fa davvero pochi!)

Ci somigliamo ogni giorno sempre di più, ormai se ne accorgerebbe davvero chiunque.
Innegabile.

Ci capiamo al volo, non abbiamo nemmeno più nessun bisogno di comunicare.
Non avrei davvero nessun motivo di rivolgergli la parola, e nessun motivo poi di usare un tono così arrendevole e sottomesso, eppure…

B.: “Avevi ragione tu… Ho perso… Non ha davvero nessun senso. Non l’ha mai avuto.”

Sembra che la frase non lo sfiori minimamente, è come se non mi stesse ascoltando.
Si fa un tiro, continua a guardare qualcosa di imprecisato al di là del balcone.
Poi lentamente si gira verso di me, e mi da una di quelle sue occhiate capaci di trafiggermi come fossero frecce avvelenate scagliate da un arco lungo.
Mi sembra ingrassato, le sue occhiaie sono peggiorate visibilmente, e quella barba tenuta così in disordine e per qualche giorno in più di quanto io concederei, gli dona un aspetto ancora più sbattuto del solito.

T.: “Sai cosa ci starebbe proprio bene? Acqua, Alcol, Zucchero, Infusi di scorze di arance Washington, Infusi di scorze di agrumi calabresi, Infusi di estratti di erbe amaricanti.”

B.: “Madonna Santa! Ne conosci gli ingredienti a memoria?”

T.: “Per forza! La mia fenomenale memoria a lungo termine è una delle mie caratteristiche più apprezzate, non te ne eri mai accorto? Ti direi quasi quanto la fossetta sul lato sinistro del viso, ma non vorrei essere troppo…”

B.: “Bene così, ho capito…”

T.: “Eh, ma che caratterino abbiamo tirato fuori oggi… Brunello?”

B.: “Piantala! Hai sentito quello che ho detto giusto un secondo fa?”

T.: “Certo che sì, forte e chiaro! Ti interessa davvero sapere la mia o facciamo come se?”

B.: “La seconda, per carità… Opzione numero due!”

T.: “…”

So cosa vuole.
Io come lui.

B.: “Senti, ma come siamo messi?”

Quel sorrisetto diabolico.

T.: “Adesso sì che iniziamo a ragionare! Tranquillo, ho tutto quello che ti serve!”

Mi capita spesso di scrivere per poter contemplare ricordi, per poter ri-vivere al bisogno alcuni tra i momenti che ho vissuto o che sto vivendo.
Mi capita spesso di scrivere per provare a strapparti un sorriso, magari mettendo in evidenza i miei lati più curiosi, o semplicemente raccontandoti alcune situazioni al limite dell’imbarazzo.
Mi capita spesso di scrivere per provare a mettere da parte alcuni tra i miei pensieri più scomodi, nella speranza che possano restare intrappolati tra parole e racconti.
Mi capita spesso di scrivere per nessuno di questi motivi in particolare…

‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.

Quella cosa che senti
Quando sei vuoto
Tutto quello che vorresti
E che non hai
Tutto quello che sei
O che non sei mai stato
Tutto.

心臓を捧げよ! (Shinzō wo sasageyo!)

A.: “Oh, ma lo senti anche tu questo odore di bruciato?”

B.: “Decisamente! Saranno andate a fuoco le focacce, o forse è colpa del n***o che si è perso via con i polli.

Comunque… fotte? Magari è la volta buona che…”

A.: “Non dirlo neanche per scherzo. Lo sai che se viene un incendio il preposto sono io? Me la devo smazzare io poi.”

B.: “Cos’è che sei tu?”

A.: “Il preposto.”

B.: “Ma vai a fare in culo, preposto!

A.: “Succhiamelo!”

[…]

B.: “Lo sai che a furia di continuare a sperare che questo posto prima o poi venga avvolto dalle fiamme me lo sono pure sognato?”

A.: “…”

B.: “Sono fuori dal negozio e, mentre tutto sta bruciando, mi sto guardando attorno.

Manca qualcuno, qualcuno non è riuscito ad uscire dall’edificio.
Non appena me ne accorgo torno subito dentro a quell’inferno mettendomi a correre, ignorando le urla di chi sta cercando di fermarmi senza nessuna speranza di riuscirci.
Ricerca e recupero andati a buon fine, tra l’altro.
Io poi, pensa te!”

A.: “Eccolo!! Ti scopa bene? È bravo?”

B.: “Hahahahaha! Dio santo, che coglione che sei!”

A.: “Te la sei cercata!”

B.: “Dai piantala, non iniziare!

Avrei dovuto immaginare dove saresti andato a parare…
Era solo per raccontarti una cazzata, nella vita reale sai bene che non lo farei mai.”

A.: “Lo faresti… lo faresti!”

B.: “Ma va! E secondo te io, scoppiasse un incendio, tornerei tra le fiamme a rischiare la mia vita per salvare quella di qualcun altro?

Io? Di quale realtà stiamo parlando?”

A.: “Sì, tu! Tu lo faresti, lo so che lo faresti…

B.: “Ok, dai… ho capito che oggi con te è tempo perso. Vado, devo mettere giù un po’ di promo.

A.: “E sti cazzi?”


[da “Dialoghi con John Lennon”, Racconti Inediti, 2025 April Seventeen Publications]
(Per la parafrasi, segui il link qui sotto e guardati questo reel 😉)
rossifuoco🔥 on Instagram: “Non si fa.”

Hello there!
In tutta onestà pensavo di lasciar passare molto più tempo dall’ultimo post prima di scrivere qualcosa di nuovo, ma alla fine ho comunque deciso di ritagliarmi qualche minuto per farlo (un po’ perché ne sentivo il bisogno ed un po’ perché ne sentivo la mancanza).

“Come va?”
“Più o meno come previsto.”

La decisione di immergermi nella produzione di qualche pezzo con Mester è stata una idea tutto sommato vincente, o comunque una soluzione valida per attraversare questo periodo senza farsi troppo male, in attesa di altro (ancora da definirsi, ancora da trovarsi), in attesa di un nuovo capitolo le cui prime parole saranno scritte una volta raggiunta la riva opposta.
Immaginati queste canzoni come fossero il traghettatore, i lunghi giorni di questa stagione estiva come fossero le acque infuocate dello Stige, io e Thomas come fossimo due anime dannate a bordo di questo vascello senza tempo, e tutto ciò che sarà una volta terminato questo viaggio come fosse il regno dell’ignoto.
Sempre sia lodata la mitologia greco-romana ed un infinito grazie a Dante Alighieri, padre della mia lingua e fonte inesauribile di ispirazione… la mia penna preferita di sempre e per sempre.

📼 / 👩‍❤️‍👩 / 🐐 / 🦀 / 🧏

Se un pochino mi conosci, allora saprai già molto bene che ho da sempre avuto un forte debole per i working titles, quei titoli provvisori da assegnare alle cose che faccio in fase di lavori in corso, da sostituirsi poi con quelli definitivi solo alla conclusione dei progetti, o comunque giusto un attimo prima che possano essere condivisi.
A questo giro ne vado particolarmente fiero.
Cinque emoticon e nient’altro, ciascuna messa lì con lo scopo di riassumere il concetto del brano a cui è stata abbinata, o forse ciascuna messa lì con lo scopo di rappresentare il suo significato per il sottoscritto.
Te le spiegherei anche, ma un po’ non penso tu abbia i giusti mezzi per capire, un po’ non penso sia conveniente per me farlo in questo momento, ed infine un po’ non penso sia la cosa giusta da fare in generale.
Molto meglio lasciare ai pochissimi eletti che riescano a capire tutto questo la possibilità di ridersela un po’ con me di me, e va benissimo così.
Due tra questi cinque pezzi avranno la loro release ufficiale.
Altri due avranno il ruolo di brevi outtakes, due piccole perle punk-rock (semi-serie quanto basta) utili a raccontare il tempo trascorso insieme con Mester dal nostro ultimo lavoro uscito nel Settembre 2023 fino al presente, ed avranno una loro vita propria esclusivamente sui social network.
Uno tra questi invece è nato con uno scopo completamente diverso, e non vedrà mai la luce.
Saranno davvero in pochissimi ad avere l’onore di poterlo ascoltare, ancora meno delle persone in grado di matchare il brano con la sua emoticon (e di capirne il significato).
Ha un posto speciale nel mio marcissimo e cattivissimo cuore nero da demone, e parte di me sta letteralmente morendo dalla voglia di ascoltarlo una volta completato, fosse anche solo per rendere giustizia al tempo trascorso ad immaginarmelo mentre era soltanto poco più che una idea.

In tutta onestà credevo che Mester l’avrebbe presa molto peggio questa storia delle emoticon, e a buon diritto direi.
Invece, a detta sua, è rimasto decisamente più colpito dalla questione della Sprite Sporcata (ma questa è tutta un’altra storia, e verrà forse più avanti il suo momento 😉).
Fare musica con lui è incredibile (questo già lo sai) e se di poche cose sono sicuro in questa cazzo di vita, posso tranquillamente scrivere senza nessun’ombra di dubbio la frase che segue nella riga successiva:
Se in futuro starò ancora imbracciando uno strumento musicale, allora sarà solo ed esclusivamente perché lui si troverà ancora al mio fianco.
Punto.

Ed è così che ho immolato una settimana di ferie dedicandola a questo scopo, dando ufficialmente il via alle danze.
Apertura ed organizzazione del progetto (in maniera quasi maniacale, degna della peggio O.C.D.: tutto ordinato e rigorosamente colour-coded, la tempo track, poi i marker dei brani e quelli degli arrangiamenti… l’unico modo che conosco per affrontare cose di questo tipo senza perdermi e senza diventare matto), poi un paio di tracce guida giusto da avere una bussola per potermi meglio orientare, ed infine le prime take.
Si parte dal basso (e se stai leggendo queste righe nel giorno della loro pubblicazione, sappi che ieri abbiamo finalmente cominciato con le chitarre. Top.)

L’outfit è stato dei più minimal tra quelli possibili, intendo letteralmente, e non mento se ti dico che mai mi ero trovato a registrare delle take di basso indossando nient’altro che la mia pelle e giusto un paio di boxer.
Immagina lo spettacolo.
Sono una delle ultime persone che vorresti ammirare senza vestiti addosso, e nell’ultimo periodo la situazione è pure peggiorata.
Sto bevendo decisamente troppo e sto mischiando giusto un po’ di questo ed un po’ di quello nei momenti in cui ho particolarmente bisogno di non esistere affatto (o almeno di non esistere se non per lo stretto indispensabile al mantenermi vivo… ho ancora giusto un paio di cose da fare prima di dare una sbirciata al di là del velo di ciò che è reale), ignorando i foglietti illustrativi che in maniera molto gentile provano a dissuaderti.
Come?
Sconsigliando certe pratiche e raccontandoti tutta una serie di possibili e spiacevoli conseguenze di cui (se sei tra i più fortunati) ne comprenderai a fondo solo meno della loro metà (tra l’altro, e nel caso tra i lettori di queste parole al vento ci fosse un medico per i pensieri che ho, *cit, è troppo chiedere di spiegarmi il significato della parola “stupore” messa all’interno dell’elenco degli effetti collaterali? Giuro che da solo non ci arrivo!).
Sono ingrassato veramente tanto, inevitabile, ed ho messo su proprio una bella bonza.
Mi sento tipo come il vitello grasso, presente?
Quella povera bestia che ha avuto una fine poco invidiabile, mandato al macello da un padre per festeggiare il ritorno di uno dei suoi figli (il più stronzo dei due, quello capace di sperperare la metà di un impero in bolas e disgraziate).
Trauma infantile mai risolto, mannaggia al clero.
Ogni volta che lo sento nominare, non riesco più a fare a meno di guardarmi intorno con l’aria circospetta di chi teme di finire su di un vassoio d’argento, adagiato su un morbido lettino di patate e con chissà quali altri ingredienti ficcati su per il culo.
Male Male Qui.

So bene che questa non possa essere la soluzione, ma sto solamente cercando di temporeggiare un secondo nell’attesa di qualcosa di più risolutivo e definitivo.
Devo tenere Bruno e Thomas il più separati possibile (e per quanto mi sia possibile farlo, al massimo delle mie capacità).
In maniera molto semplice, e forse quasi banale: ogni volta che vedo lo sguardo di uno incrociarsi con lo sguardo dell’altro, prendo Bruno e l’affogo (letteralmente) con l’aiuto di qualsiasi cosa sia in grado di accelerare ed intensificare il processo.
Tutto qui.
Poi metterò ogni cosa al suo posto.
In un modo o nell’altro.

Probabilmente dovrei solo seguire i consigli più di moda in questa stagione, tipo quelli che non avevo mai sentito prima in vita mia e nemmeno per sbaglio, presente? Quindi:
Bere tanta acqua, mangiare tanta frutta, evitare di uscire durante le ore più calde e, nel caso di astinenza da compagnia femminile, amare te stesso non più di una volta al dì (saltando anche qualche giorno di tanto in tanto, così da darti un po’ di tregua).
Uno stile di vita più sano sicuramente aiuterebbe, ma sarebbe poco saggio da parte mia addossare tutte le colpe di questi mali alla dissolutezza di questi giorni.

Ed i sogni?
Che cazzo c’entra il paracetamolo usato malamente con le cose che ti sogni?

Una realtà differente, un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo oggi.
L’uomo ha poco alla volta ceduto il suo ruolo di specie dominante a favore di una nuova razza.
Nessuno sembra essere in grado di raccontare come tutto questo sia iniziato, ma alcune pagine raccolte tra i testi più antichi ci parlano di questa nuova forma di vita che sembra essere comparsa letteralmente dal nulla.
La sua natura si è rivelata da subito come estremamente duttile e mutevole: il nuovo nemico ha imparato molto bene e molto velocemente dai suoi predecessori, sfruttandone la tecnologia e portandola a livelli nemmeno immaginabili, plasmando il suo aspetto e rendendolo molto simile al nostro, creando una versione di noi sia estremamente migliorata, amplificandone i pregi, e sia brutalmente peggiorata, amplificandone i difetti.
La convivenza è stata praticamente impossibile quasi da subito.
Le nostre città cadevano, i nostri confini perdevano ogni tipo di significato, religioni e antiche tradizioni andavano via via scomparendo, ed ogni singola battaglia combattuta contro questi esseri ha portato ad una sconfitta.
Basta un rapido sguardo all’aspetto attuale di queste terre un tempo nostre per capire chi è che comanda qui…
La quasi totalità delle opere umane è ormai andata distrutta, e le strutture più importanti sono state demolite e sostituite con delle nuove, caratterizzate da una bellezza e da una grandezza tale che nemmeno i migliori tra i nostri architetti ed artisti, presi tra quelli vissuti all’apice della nostra evoluzione, possono immaginare di sognare.
La nostra razza è allo sbando totale, gli uomini sono divisi, male organizzati.
Nessuna guida.
Solo tante piccole realtà, e quasi del tutto indipendenti l’una dall’altra, cercano ancora di combattere.

Faccio parte di una di queste squadre, e sono il secondo in comando (nemmeno fossi il fiero Capitan Bottego).
Sembra mi sia appena svegliato da un brutto incubo, e nemmeno riesco a capire cosa mi sia successo.

So cosa sta per capitarci, io l’ho già vissuto.

Le mie AF1 hanno già calpestato le grandi pietre grigie di quelle sale, e l’eco dei nostri passi ha già riecheggiato a lungo nella maestosità di quel tempio.
Sono già stato sulla cima di quel pinnacolo, brillante come fosse argento lasciato al sole, ed ho già visto tutti i componenti della mia squadra morire uno dopo l’altro sotto i terribili colpi del nemico, giusto un attimo prima che tutto scomparisse nel buio e nel vuoto più profondo del nulla.

Sto fissando un punto imprecisato appena al di là del nostro accampamento quando uno dei miei combattenti viene a sedersi al mio fianco.

“Hai un secondo? Volevo fare un rapido check delle munizioni, ma non so cosa cazzo c’ha il mio terminale stanotte.”

Do un’occhiata, e dopo pochi secondi gli ripasso il suo terminale.
Mai funzionato meglio di così, errore quasi banale e degno di una recluta.
Gli regalo un sorriso a metà tra un rimprovero ed un gesto di affetto, dopodiché, senza chiedergli il consenso, sfilo una fiaschetta da una delle tasche della sua giacca, e do un sorso del peggior distillato mai bevuto in vita mia… (fa davvero pietà!) restando poi qualche istante ad osservare il suo viso.

“Abbiamo qualche possibilità di farcela?”

Non so cosa rispondere.
Mi guardo attorno e sono proprio tutti lì, tutte le persone per me davvero importanti sono all’interno dei confini di questo accampamento.
Molti di loro non hanno nemmeno idea dell’amore incondizionato che provo per loro.
Molti di loro non hanno nemmeno idea che sarei disposto a fare qualsiasi cosa per loro.
Per alcuni di loro non sono quasi niente, sono solo poco più che un capo, ma sarei disposto a bruciare all’inferno per l’eternità se solo esistesse e se solo bastasse per poterli salvare.

Provo a parlare, ma sento che le parole mi rimarrebbero incastrate in gola fino a farmi soffocare.
Sento gli occhi gonfi, ma non voglio piangere, non posso farmi vedere mentre piango.
Prenderei qualche minuto in più per cercare di darmi un tono, ma all’improvviso noto qualcosa di così divertente nell’espressione di questa recluta che quasi scoppio a ridere.
Appoggio la mia testa contro la sua e con il tono più tranquillo che posso…

“Non ne ho la minima idea, l’unica cosa che so è che ci proverò con tutto me stesso, e che lo faremo tutti insieme…
Al vostro fianco non ho paura di niente e di nessuno, al vostro fianco non etichetterei nulla come impossibile.
Siete tutto per me, e siete più che abbastanza da farmici provare con tutte le forze che ho a disposizione, da farmi combattere fino alla fine.
Dai mollami, basta con questa roba.
Preparati, tra poco si parte.”

Dicono che i sogni particolarmente intensi e realistici, quelli più ricchi di dettagli, così come quelli che ti rimangono più impressi al tuo ritorno alla realtà, non siano altro che il frutto dei tuoi stati d’animo (oppure un riflesso generato da emozioni o situazioni irrisolte).
Lo reputo vero fino ad un certo punto.
Immagino che una vita intera vissuta da nerd senza speranza di redenzione, i troppi libri/ manga/ anime, le troppe partite di Dungeons&Dragons sia giocate che scritte e masterate, ed i troppi film Sci-Fi abbiano avuto un ruolo molto più importante in tutto questo casino.
Anche perché poi nemmeno saprei dirtelo cosa voglia trasmettermi il mio io più profondo mandandomi sogni di questo tipo.
O forse lo saprei anche, ma in questo momento bisogna proprio fare come se…
Non ho né il tempo materiale e né l’ intenzione di occuparmene.

Ci sono dei brani che voglio farvi ascoltare in autunno.

Quindi ecco che questo mio escape from the studio si avvicina alle sue righe conclusive, e non mi resta che dirti grazie per aver passato questi minuti insieme a me.
Spero davvero tanto che siano stati minuti piacevoli, e spero davvero tanto di essere riuscito a trasmetterti qualcosa.
Pronto a prendermi di persona gli schiaffi che so benissimo di meritare (e va bene così).
Immagino che tornerò a giocare a fare il musicista ancora per un po’, c’è ancora parecchio lavoro da fare.
Daje.
Ci si vede in giro.

‘Mocc
Your Favorite Milk Delivery Boy.

A.: “Alla fine poi hai deciso?”

B.: “Ho già sguinzagliato la Pia, devo solo capire quanto la cosa sia fattibile e poi farmi una chiacchierata con le persone giuste”

A.: “Lo sai che per questa cosa faccio il tifo contro di te, vero?”

B.: “Ma come? L’ultima volta che ne abbiamo parlato ti ho chiesto se sentiresti la mia mancanza nel caso riuscissi davvero a farcela… e tu mi hai risposto di no! Ho anche apprezzato molto la tua sincerità, nonostante un po’ mi abbia fatto male.”

A.: “Una delle mie caratteristiche migliori è che non si capisce mai se sono serio o se sto scherzando quando dico qualcosa. Mi piace la tua compagnia, e poi lo sai che ho sempre avuto un debole per i pelati.”

B.: “Sì, lo so bene… a proposito, il tuo fidanzato sta facendo il mattino! Ha detto che ti sta aspettando in frutta per buttartelo un po’ su come piace a te!”

A.: “…”

B.: “Dai, non fare così! Ho solo detto una cazzata per alleggerire il discorso…”

A.: “Non tocchi!”

“Qual’è il tuo problema? La tipa si lamenta perché ce l’hai piccolo? Guarda che ci sono moltissime soluzioni… Al tuo compleanno ti faccio un regalo, così ti diventa bello grosso e vedrai che la mandi a casa contenta.”
[George Harrison]


Edoardo, Il Fanta-Conclave… e lascia Fritu my sh’!

[…]
A.: “Ma vengono considerati Punk-Rock?”
B.: “Oddio… Sicuramente il Pop-Punk fa parte delle loro influenze principali, così come l’Alternative, l’Emo, e l’Hardcore. Soprattutto se consideriamo i loro primissimi lavori. Ma ti direi di no. Etichettare i The Story So Far semplicemente come Punk-Rock mi sembra un po’ troppo… troppo… riduttivo?”
A.: “Comunque fanno pietà, dai…”
B.: “Ma che cazzo dici? Devi iniziare proprio adesso che siamo quasi arrivati?”
A.: “No no, per l’amor dei Santi!”
B.: “Ok, dai… Siri, riproduci XXL.”
Siri: “Ascoltiamo XXL di Nerissima Serpe, Papa Quinto & Fritu!”
A.: “Hahahahahahaha!! Ma chi cazzo è Papa Quinto?”
B.: “Dai, povera Siri, lasciala in pace! Perché la devi prendere per il culo?”
A.: “Figa, Papa Quinto… che GOAT! Come è messo al Fanta-Conclave? C’è qualche possibilità di vederlo come successore di Francesco?
B.: “Non ne ho idea. Tra qualche giorno se ne starà nel chill con tutti i suoi G tra le possenti mura della Cappella Sistina. Sai le fumate nere che partono?”
A.: “Madonna Santa! E per non dire altro.”
B.: “Ecco, ti stavo aspettando!”
A.: “Servito!”

[…]
A.: “Pensa se ti avessi influenzato io prima che ti innamorassi di quella sciacquetta. Adesso saresti un fan di Ed Sheeran, e non di Papa Quinto e Grandissima Serpe!”
B.: “Ti prego! Papa V e Nerissima Serpe. Comunque sei in ritardo giusto di qualche anno. Sempre stato fan di Ed Sheeran.”
A.: “Serio?”
B.: “Puoi dire lo giuro! Sheerio convintissimo dai tempi di A Team, tipo dal 2011 se non sbaglio. E per la cronaca, la sciacquetta aveva otto anni, quindi direi che almeno per questo non si può davvero fargliene una colpa, giusto?”
A.: “Ti giuro, non ti facevo uno sheerio. Quindi sai anche che oggi usciva una sua nuova canzone?”
B.: “Yep. Old Phone. Per l’album invece tocca aspettare fino a Settembre.”
A.: “Benissimo, allora togli il Papa e la Serpeverde che ci ascoltiamo la nuova di Ed!”
B.: “Due cose. Primo, quando siamo sulla Maila sono io a decidere la playlist. Ed a seguire, non l’ho ancora mai ascoltata. Vorrei essere da solo la prima volta… metti che poi…”
A.: “Metti che poi cosa?”
B.: “Mmm… con Edoardo non si sa mai come va poi a finire. Ho sempre amato particolarmente sia il suo timbro che la sua penna. Al netto dei cliché da canzoncine per matrimoni, scrive cose che risuonano abbastanza con me.”
A.: “Tipo che ti emozioni?”
B.: “Eh. Ricordo benissimo la prima volta che avevo messo Multiply sul giradischi. 2014, abitavo ancora con i miei. Ero sul letto con le mie fedelissime cuffione da ascolto ed in più momenti stavo piangendo davvero tanto. Il mio primo pensiero era stato qualcosa del tipo: meno male che sono a casa da solo, altrimenti come lo spiego a mio padre?”
A.: “No, vabbè, sto malissimo! A parte che non penso ti avrebbe detto chissà cosa, non mi sembra così grave, no?”
B.: “Non lo conosci. Sono 36 anni che ci prendiamo per il culo a vicenda per qualsiasi ragione, che sia per cose gravi o non. Ma effettivamente mi ha perdonato cose ben peggiori. Tipo quando ha saputo della mia fede bianconera. Mi ha confessato che avrebbe preferito un figlio omosessuale piuttosto che Juventino.”
A.: “Non riesco proprio ad immaginarti dell’altra sponda.
B.: “Nemmeno io riesco ad immaginarmici se è per questo, ma se così fosse stato ci sarebbe stato solo un modo per fare il mio outing. Presentandomi al suo cospetto indossando una maglietta con su scritto #EscoPazzoPerIlCazzo!”
A.: “Hahahahahahaha!! Dovresti farglielo comunque, almeno come scherzo.”
B.: “Non ci crederebbe mai, è impossibile.”
A.: “Ancora non ne vengo fuori, comunque. Brunino è uno sheerio. E si emoziona con le sue canzoni. Cucciolo lui!”
B.: “Cosa? Chiamami ancora così e litighiamo.”
A.: “Dai, è troppo una cosa da cuccioli, sei cucciolissimo, ti prego posso chiamarti cucciolo??”
B.: “Scordatelo! Cucciolo proprio no, dai. Ti prego. Lo vedi come sei? Ti lamenti sempre che recito la parte del demone, poi per mezza volta che mi apro e ti condivido un lato sensibile mi devi stare addosso così. Boh, renditi conto!”
A.: “E chi è che ti sta addosso? Ehi Siri, riproduci Old Phone di Ed Sheeran… Vediamo se e come piange questo demone.
B.: “-.-“
A.:Cucciolo!”
B.: “Scendi!”
A.: “Eh, ma che brutto carattere!”
[…]

‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.


E poi c’è Cattelan, Bresh Bandicoot, e tutto l’Acquario di Genova.

Prefazione

Lo so, volendo mettere i puntini sulle i, sarebbe stato più corretto utilizzare il termine introduzione.
Vero che se tu potessi entrare nella mia testa ci sentiresti molte più voci oltre alla mia, come se più persone indossassero contemporaneamente i miei vestiti prendendosi il centro della scena a seconda di come cambia il vento, ma se non ricordo male non è mai l’autore di un testo a scrivere una prefazione.
Queste prime parole poi dovrebbero solo servire a spiegarti cosa troverai tra le righe che seguono, anche perché capisco che il mio iniziare a scrivere qualcosa con un titolo di questo tipo possa lasciarti perplesso.
No, non parlerò di mio fratello, nonostante la sua somiglianza con Cattelan sia (per me) innegabile ed ingrediente principale per preparare la ricetta del suo aspetto fisico (accompagnato da una generosa porzione di Scott Clifton, e da un pizzico di Lorenzo Fragola q.b.).
Parlerò di musica, come già faccio troppo spesso quando ci incontriamo fuori da queste pagine, e ti chiedo scusa se la cosa un po’ ti da noia.
Parlerò di musica, e lo farò un po’ perché trovo sia giusto farlo in questo periodo dell’anno, post Festival Della Canzone Italiana, ed un po’ perché avevo davvero tanta voglia di condividere con te un mio pensiero nato dopo essere inciampato in una frase pronunciata dalle labbra di quel gran figo di Alessandro Cattelan.
Ma arriviamoci con calma.
Ti prometto che, se avrai la voglia di passare qualche minuto qui con me, ti sarà tutto molto più chiaro.

In cauda venenum.
(Tua madre è quello che è)

Ok, questa è a tutti gli effetti sempre una introduzione e mai una prefazione (che te devo di?).
È solo che tra i due termini preferisco di gran lunga il secondo, e poi non sono sicuro che avrei usato proprio queste parole se avessi deciso di tornare indietro a correggere.
Quindi bene così, dai.
(Forse.)
(Fotte.)

Prologo

Quindi ho deciso di aspettare che si calmassero le acque.
Ho atteso pazientemente che tutti i vari post sull’argomento, che per giorni hanno giustamente intasato i nostri feed, iniziassero a dissolversi poco a poco prima di mettermi a scrivere.
Resta da chiudere solamente la questione Eurovision, quindi direi che ci siamo.
Perché Sanremo è Sanremo, lo è stato anche se l’ho seguito un po’ così, a spizzichi e bocconi, sfruttando la pazienza infinita della signorina Simona Tiano.
Non la conosci?
Figlia di Anna Pepe, omonima della baddie tra le più baddie dai capelli rosa come la codeine (non ci è dato sapere se dopo aver fumato anche lei si senta una Winx). Un’anima dannata come la mia, costretta a sopportarmi scontando la sua pena al mio fianco in quella latteria portuale di Via Conciliazione angolo Via Calciati.
Giornate troppo lunghe di un periodo troppo intenso.
Soluzione?
Saltando le due serate centrali dove avevo altro da fare, per la prima serata, per quella delle cover, e per la finale, ho fatto ampio uso del suo preciso e puntuale servizio sveglia telefonica.
Tanto sapevo benissimo che l’avrebbe seguito tutte le sere e nella sua interezza; ben due terzi dei suoi pesci preferiti tra quelli presenti nel suo Acquario di Genova ideale si dovevano esibire per la gioia del suo cuoricino, delle sue orecchie, e (perché no) dei suoi occhi… Parliamo di Andrea Emanuele Brasi (in arte Bresh), e di Federico Olivieri (in arte Olly).
Vero, mancava all’appello Andrea De Filippi (in arte Alfa), ma si sa mai che “qualcuno” poi lo vada a trovare quest’estate quando si esibirà a Piacenza.
Questo servizio sveglia telefonica ha fatto in modo che io non mi perdessi per nessun motivo nessuna tra le esibizioni dei miei artisti preferiti in gara, che oltre a quelle dei due sopracitati pesci made in Genova (uno invasato con il Grifone e l’atro con il cuore Doriano), comprendeva quelle di Giorgia (per me la miglior voce femminile nella storia della musica italiana), di Rkomi (confesso, una delle mie penne preferite… poi dai, come cazzo si fa a non volergli bene con quelle orecchie lì e con quel sorrisetto da coglione che non capisci mai se ti stia prendendo per il culo o no) e di Rose Villain (ti amo Rose, lo sai, inutile aggiungere altro… si ‘na pret!)
Davvero un bel gesto, peccato che poi se ne sia dovuta sicuramente pentire.
Perché?
Ovvio: anziché ringraziarla, è stata costantemente presa per il culo sia per il suo ipotetico essere una fangirl, e sia per il suo spiccato interesse mostrato verso la biologia marina.
Come?
Chiedendole se fosse svenuta al cospetto della prestanza fisica di Olly, se avesse tenuto a portata di mano il Prep (famoso rimedio e fonte di sollievo da ogni tipo di irritazione, arrossamento ed “infuocamento”, if you know what I mean), o se fosse stata proprio lei la povera disgraziata ad aver gridato “Vai Andreaaa!” giusto un istante prima che Bresh iniziasse a cantare (nonostante sapessi benissimo che la povera malcapitata fosse sul divano di casa sua e con il telefono a tiro per svegliarmi ad intervalli regolari, e che io la stessi costringendo a leggere un sacco di stronzate scritte da quel cretino di un lattaio).

Primo (ed ultimo) Capitolo

Una bella settantacinquesima edizione, non mi sento di dire altro.
Oltre a “quelle cinque canzoni là”, tra il dormi-veglia, ho avuto occasione di scoprire tante cose per me nuove e di ascoltare musica interessante, quindi bene così. Soddisfatto.
Soddisfatto così come pure del risultato, Olly per me si merita solo cose belle, nonostante il mio cuore (clamorosamente di parte), in segreto facesse il tifo per Bresh.
Chiedo scusa, ma ne sono completamente rapito da sempre e per sempre. Va così.
Ad ogni modo è da quei giorni la che di tanto in tanto in riproduzione sulle mie AirPods ci finiscono sia “La Tana Del Granchio” che “Balorda Nostalgia”.
La cosa non dovrebbe stupirti.
La cosa non stupisce neanche me.
Tutto come da copione, così come lo sono state tutte le cose che abbiamo letto nei giorni successivi.
Non voglio riportare niente, non mi interessa farlo.
Chiudo solo la questione dicendoti che penso sia parecchio difficile scrivere una canzone trattando per l’ennesima volta dello stesso argomento riuscendo poi a non risultare banale. E farlo con quella R poi, con il coraggio di inserire la parola “tiritera” nel testo sapendo benissimo che l’avresti pronunciata così…
Bravo Olly (che te devo di?)
Già mi garbavi, adesso hai un nuovo fan.

C’è una cosa però, una sola, che non è che non mi sia andata giù, ma che un po’ di amaro in bocca me l’ha lasciato.
Leggo qualche post qua e la, poi inciampo in una frase che pare abbia detto Cattelan durante una intervista:

“è salutare non capire i gusti o le canzoni dei figli. Altrimenti vuol dire che non sei cresciuto: mentalmente sei rimasto alla loro età.”

Presa, metabolizzata, e poi portata altrove, allargando anche un po’ il suo significato assecondando l’interpretazione che la mia mente gli ha voluto dare.

Ho sempre pensato che discutere di gusti musicali abbia poco senso, altrimenti non credo che useremmo proprio la parola “gusti” (duh?), ad ogni modo ci sono alcune cose, alcuni comportamenti, che vanno un filo oltre, che proprio non sono mai riuscito a comprendere e che forse mai capirò.
Non voglio sembrarti aggressivo, tutt’altro, e se un po’ mi conosci sai bene che non sono così.
Non sono mai stato il tipo di persona che guarda tutti gli altri dall’alto, convinto di essere nella ragione mentre il resto del mondo si sta sbagliando.
Al limite mi chiedo se quello sbagliato sia proprio io.
Al limite mi faccio qualche domanda in più.
Faccio davvero troppa fatica a comprendere il mondo delle “cariatidi” (tono volutamente scherzoso).
Parlo del mondo di tutti quegli ascoltatori un po’ attempati e con atteggiamenti da grandi esperti di musica, ma con pochissima, se non nulla, cultura musicale alle spalle.
Li riconosci perché utilizzano quasi sempre frasi ed espressioni a la “non esce un disco interessante da Led Zeppelin II” oppure “la musica di oggi è solo merda, non riesco ad ascoltare nulla”.
Faccio davvero troppa fatica a comprendere il mondo degli “intellettuali”.
Parlo di tutti quegli ascoltatori che magari una cultura musicale ce l’hanno pure, anche se spesso limitata, ma che si rifiutano di ascoltare qualsiasi cosa che per il loro palato così raffinato non sia abbastanza ricca di note “ricercate”, “virtuose” oppure “eleganti”, a seconda dei loro parametri e dei loro generi di riferimento.
Faccio davvero troppa fatica a comprendere il mondo dei “pischelletti”.
Parlo del mondo di quei giovani ascoltatori capaci di ascoltare un genere ed uno soltanto e poi basta così, disprezzando tutto il resto a prescindere che si tratti di musica di oggi o del passato.
Ascoltano esclusivamente “quello che ascoltano tutti gli altri in questo momento” in maniera completamente miope, incapaci di guardare un passo oltre al proprio recinto (e mi fermo qui per non cedere a facili ironie, che poi finisce che faccio incazzare pure loro assieme alle cariatidi ed agli intellettuali 😉).
Faccio davvero troppa fatica a comprendere anche il mondo di tutti quegli ascoltatori, appartenenti a qualsiasi generazione, privi di ogni tipo di curiosità, di stimoli a conoscere cose nuove o di voglia di capire quelle del passato, ma convinti di aver la verità in tasca e di aver già capito tutto il gioco.
Mi spiace, ma sono tutte cose che sento troppo lontane da me.
Per me non dovrebbe essere una cosa così allucinante trovare nella libreria musicale di un ragazzino anche i primi dischi di David Bowie, e non dovrebbe lasciare così tanto di stucco quando un batterista quindicenne si mette a re-interpretare in chiave punk rock “a la Travis Barker” un disco uscito stamattina.
Perché?
Perché trovo che ascoltare musica del passato abbia tutto un sapore diverso, e perché trovo che per un giovane musicista immergersi nei dischi ascoltati dalle generazioni precedenti sia un’occasione da non perdere per imparare lezioni importanti, per ampliare il proprio vocabolario, mettendo poi tutto in pratica quando scrive le sue cose pur esprimendosi con un linguaggio più attuale.
Figata.
Per me non dovrebbe essere una cosa così allucinante trovare nella libreria musicale di un adulto anche dischi di artisti appartenenti alle nuove generazioni, e non dovrebbe lasciare così tanto di stucco quando un genitore comprende e sa apprezzare anche la musica che ascolta suo figlio.
Altro che mentalmente rimasto indietro.
Perché?
Perché trovo che seguire la costante evoluzione della musica sia una cosa troppo affascinante per perdersela, per rimanere indietro.
La curiosità dovrebbe sempre essere soddisfatta, e la fame di cultura musicale dovrebbe sempre essere alimentata.
Ve lo posso giurare, a scartare musica “per partito preso”, senza prima conoscerla o aver cercato di capirla, non si fa un bell’affare.
Rischi di perderti cose davvero molto belle.
Poi è chiaro: ci saranno cose che ti piaceranno tantissimo, altre che ti piaceranno decisamente meno, altre che troverai quasi insopportabili. Quelli sono gusti, anche io ho i miei, ma disprezzare senza conoscere ha davvero poco senso.
In trentasei anni non ho ancora trovato niente di più bello della musica, non porti limiti inutili.
I Metallica continuano a suonare nonostante abbiano l’età dei miei genitori, e lo fanno con la stessa attitude e gioia di quei quattro ragazzi che nel 1981 hanno iniziato a cambiare per sempre le sorti di un movimento intero.
Aspetto le follie sperimentali di geni come Steven Wilson, spero con tutto il cuore in un nuovo disco dei Knuckle Puck che possa darmi altri motivi per continuare a respirare, e non vedo l’ora di ascoltare il disco d’esordio di Latrelle in quanto penso abbia un suono ed un flow entrambi proiettati verso strade nuove.
Benedico le piattaforme digitali, avere accesso a qualsiasi cosa in qualsiasi momento è il potere più grande che mi sia mai stato dato, allo stesso tempo adoro ascoltare e collezionare dischi. Sul mio giradischi ci finiscono sia vinili di Bresh, del Goat, o di Izi così come quelli dei Porcupine Tree, degli Explosions In The Sky, dei primi Black Sabbath, o dei fab four…

(Angelo, terrone che non sei altro, non stavo parlando della formazione guidata dal fiero Capitan Bottego, e della quale ti sei auto-diagnosticato un quarto posto. Parlavo dei Beatles, hai presente? Ok che volendovi immaginare così… il ruolo di Paul McCartney, che “gasa tantissimo” 😂, saprei già a chi assegnarlo, e so che quasi sicuramente saresti anche d’accordo con me. Ma te lo immagini un Ringo Starr così abbronzato? Non avrebbe mai potuto funzionare ❤️)

Non sei costretto a schierarti, non devi scegliere una fazione piuttosto che un’altra.
Non ci sono fazioni.
È proprio questo il bello.

Epilogo

Non lo so nemmeno io “se i miti della Grecia sono tutta verità”, ed alla Marvel ho sempre preferito la DC Comics fosse anche solo per Batman, ma ad ogni modo… grazie bresholino per aver scritto un disco davvero così bello.
Bro, con il suo accento, direbbe “se mi avessero chiesto di giocarmi un coglione, mi sarei giocato pure l’altro” che mi sarei ri-ascoltato tutto “Che Io Ci Aiuti”, e non ci ho provato nemmeno per un attimo a resistere.
Ora, se ti riesce, immaginatelo un brunino in giro con le cuffie e con un felpone della Billabong con le maniche bucherellate (un po’ dal coniglio che viveva con lui ed un po’ da alcune vecchie e cattive abitudini).
Immaginatelo mentre arriva all’ultima canzone, No Heroes, con la consapevolezza che stia per ascoltare uno dei suoi pezzi preferiti ed un po’ stia anche per farsi del male.
Immaginati le scosse lungo la sua spina dorsale, così come nelle sue braccia e nelle sue gambe, ad ogni “oh, eh-hooo”.
Immaginati un sorriso ed i suoi occhi gonfi da qualche lacrima trattenuta, mentre con le labbra ne segue tutto il testo… a memoria tipo come una bizzoca reciterebbe tutto il credo la domenica a messa.
Grazie ancora, bresholino, per avermi ispirato a scrivere queste cose…

“La musica non ha fazioni e non porta la gonna”

‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.



/ˈmjuːzæk/2024

No, non è il mio “Replay ’24”.
Le informazioni riguardanti i miei ascolti e (soprattutto) il numero di riproduzioni sono troppo confidenziali, “intime e personali” se preferisci.
Non le condividerei con chiunque.
Tra le righe che seguono troverai la classifica dei miei dischi preferiti, tutti usciti rigorosamente nel 2024.
Si rispetta una mia antica tradizione portata avanti fino al 2019, sospesa durante gli anni in cui avevo deciso di vivere senza nessun social, glissata a fine 2023 dopo essere tornato (mettere in classifica progetti a cui avevo lavorato mi sembrava troppo), ripresa quindi quest’anno… adesso e qui.
Solita formula: massimo dieci dischi, e cinque tra ep e singoli.
Non uno di più.

Consapevole: sembra stilata da una persona con evidenti disturbi di personalità, questo lo capisco.
Non mi devo giustificare e ne lo sto facendo adesso.
Nel tempo non sono mai cambiato, la musica resta la peggiore delle mie dipendenze, e divoro dischi da trentasei anni a questa parte tutto il giorno – tutti i giorni.
I generi, così come l’ieri – oggi – domani, con me hanno poco significato.
Considero la musica come la più bella tra le forme d’arte, distesa in un unico presente, in continuo movimento e divenire.
Rimanere “bloccato” in spazi di tempo o in categorie non fa per me, preferisco lasciarmi guidare dagli stati d’animo, da quello che sento, e da ciò di cui ho bisogno appena un istante prima di premere play.

Quindi non rompete il cazzo al prossimo, ascoltate di più e parlate di meno! 😜

Ok, Basta!
Eccola…

LP

  1. 👑 – Queen I (2024 ed.)
    [Queen]
  2. 🪞 – I Want To Disappear
    [The Story So Far]
  3. 🐐 – Going Hard III
    [Tony Boy]
  4. 🍍 – It Leads To This
    [The Pineapple Thief]
  5. 🏆 – State Champs
    [State Champs]
  6. 💀Containers
    [Night Skinny]
  7. 😈 – Tutti I Nomi Del Diavolo
    [Kid Yugi]
  8. 👻 – With You In Spirit
    [Balance And Composure]
  9. 💪🏻 – To Dream Of Something Wicked
    [Mat Kerekes]
  10. 🕯️ – Māyā
    [Mace]

EP / Single

  1. 🏒 – On All Cylinders
    [Knuckle Puck]
  2. 🌅 – Ante Meridiem
    [Latrelle]
  3. ❤️ – Can You Feel The Love Tonight
    [Simple Plan]
  4. 🚀 – In Qualche Modo
    [Astro]
  5. 🪩 – No Hard Feelings
    [The Chainsmokers]

Un caro saluto a quelle bucchinare, disgraziate e disoneste, delle vostre madri.
‘mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.

A.: “Sai già cosa sto per chiederti.”

B.: “Ma non mi dire. Aspetta, fammi indovinare… Vuoi rifare la parte di basso.”

A.: “Dai, posso fare di meglio. So che lo pensi anche tu.”

B.: “Si può sempre fare meglio, ma a me suona anche così. Un po’ maleducata.”

A.: “Possiamo rifarla?”

B.: “Sei Serio? Che sbatti!”

A.: “Dai, ti prego… Solo un altro paio di take, promesso.”

B.: “♫ puzzo d’eeerbaaa come un chilo d’eeerbaaa woo oow! ♫”

A.: “Bene, mi fa piacere, immagino tu stia meglio con lo stomaco. Chi è, il tuo amico Tony?”

B.: “Effettivamente sto molto meglio, grazie! No, non è Tony, è un pezzo dei Beatles, sta su Sgt. Pepper’s eccetera.”

A.: “Simpatico il lattaio. Dovresti riascoltartelo quel disco, vista la quantità di merda che è finita nella tua libreria musicale!”

B.: “Touche! Stamattina ho messo su qualche pezzo dei Porcupine Tree da In Absentia. È abbastanza per il tuo palato raffinato?”

A.: “Gne Gne Gne!”

B.: “Grazie per l’interesse comunque.”

A.: “Quando vuoi. In realtà non me ne frega davvero un cazzo, basta che rifacciamo il basso.”

B.: “Eccolo! Apprezzo l’onesta.”

A.: “Te lo devo succhiare?”

B.: “Anche no. Facciamo così. Questa settimana lavoro al pomeriggio. Una mattina di queste, tranne giovedì che devo scrivere per la sessione di D&D, passa in Via Carli. Facciamo colazione, diamo una riascoltata generale, ed EVENTUALMENTE rifacciamo le tracce. Non ho ancora cambiato le corde al Precision, puoi usarlo… EVENTUALMENTE.”

A.: “Grazie Brunino Mio! Ti voglio bene, davvero!”

B.: “Eh… Tua Madre!”

A.: “Cosa?”

B.: “TUA MADRE!”

A.: “Si, ho sentito! Non capisco cosa c’entri mia madre.”

B.: “Sei un po’ lentino oggi? Vuoi che te lo dica davvero, o facciamo come se?”

A.: “Facciamo come se. Meglio.”

B.: “Bravo, ottima scelta! Comunque al cioccolato, se c’è. Altrimenti fai tu.”

A.: “Ti ho perso…”

B.: “La brioche. Per me al cioccolato, grazie.”

A.: “Ma nemmeno se la ingoi tutta in un solo boccone!”

B.: “Oh, come sei dolce! Spero tu stia sempre parlando della brioche.”

A.: “Ti lascio libero di interpretare. Un po’ come la storia di mia madre.”

B.: “Devo andare. Ci sentiamo più tardi.”

A.: “Ok. Venerdì mattina può andare?”

B.: “Perfetto, non vedo l’ora. Sarò quello con il pigiama della Juve e le calze con i draghetti.”

A.: “Ma P***o D*o!”

B.: “Buona giornata, cutie pie!”

🖤

Sheerio To The Bone!

Il termine tecnico è “Sheerio”, una delle tante parole che può tranquillamente definirmi.
Quello che è successo qualche anno fa, in breve, è:
Senti cantare qualcuno con una voce che letteralmente ti uccide, arrangiamenti semplici di chitarra voce e qualche gioco di loop, chitarre a scala corta decorate come un diario del liceo, che non mostra nessun interesse per il suo look o per il suo modo di apparire, che scrive in un modo in cui ti identifichi completamente…

Rimani folgorato e sai che sarà per sempre.