“Ma fammi capire, tu dormi solo di pomeriggio?”

C’è qualcosa che non va, me ne rendo conto, ma al momento le soluzioni a disposizione sono meno di quelle che ha Sarri per il suo Napoli.

Tanto mio padre me lo ha sempre detto (e fin da piccolo), “eh Brunino, i peccati qua si fanno e qua si pagano”.
Ok, anche mia madre non è mai stata da meno.
Bellissima la storia di un mio “tardato risveglio” quando devi fare apertura, quando preso da quel momento di panico mentre ti lavi i denti, tiri un calcio nel mobile con conseguente funzione religiosa… poi esci di casa di corsa e cadi rovinosamente dalle scale facendoti anche parecchio male e “rincarando la dose” bestemmiando tutto il possibile. E poi niente, ti ritrovi tua madre sul balcone che (una volta “superficialmente” accertate le tue condizioni fisiche) ti punta l’indice destro e scandisce a voce alta: “La Madonna è grande, ricordatelo”.

I primi concetti di “karma” che ho imparato a conoscere.

Ora sono sempre più convinto di meritarmi un sacco di cose, convinto che oltre ad essere una bruttissima persona devo essere stato un gerarca nazista in un’altra vita, uno di quelli che ne ha ammazzati parecchi con la stessa leggerezza con la quale io in questa scelgo l’ultima canzone da ascoltare prima di andare a dormire. Quando riesco a farlo. Perché tra serate tirate troppo per le lunghe, cattive abitudini, difficoltà nello spegnere la testa, o per la figlia dei miei vicini che piange come una disperata quasi quotidianamente, è diventato quasi impossibile passare una notte sotto le coperte… dormo qualcosa nel pomeriggio quando sono così stanco che fisicamente mi viene impossibile di tenere gli occhi aperti, di parlare pronunciando frasi di senso compiuto, di fare qualsiasi cosa diversa dall’appoggiare la testa su un cuscino.
Ma stasera volevo scrivere di un’altra cosa, di una eccezione alla regola, di una di quelle notti quando la testa decide di darti una tregua e di portarti da un altra parte.

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E quindi mi trovo in una città distrutta in una notte freddissima, il cielo attraversato da fulmini (corrente elettrica che neanche nella città delle macchine di Matrix), stelle e colori stupendi. Capisco che dovrei avere paura, invece continuo a guardarmi attorno come se fossi completamente rapito da questo paesaggio.
Inizio a camminare tra le macerie inciampando spesso finché mi ritrovo a nuotare nell’acqua gelida, sentendo ogni muscolo gridare e facendo fatica a respirare. Quando inizio a credere di non potercela fare e che sarei annegato “di nuovo” (non so il perché del “di nuovo” ma ricordo di averlo pensato così) vedo una luce in lontananza e cerco di raggiungerla…
Sono fiamme, qualcuno deve aver acceso un fuoco.
Arrivo all’altra sponda, quindi esco dall’acqua e mi siedo accanto al fuoco per cercare di combattere il vento gelido (le sensazioni sulla pelle mi sembravano così vere che non sarei mai riuscito a svegliarmi). Non so chi possa avere acceso un fuoco qui, ma gli sono davvero grado perché imbranato come sono mi rendo conto che non ne sarei mai stato capace. Passano i minuti e sto ancora fissando le fiamme. Inizio a pensare di essere solo, quando dei passi mi fanno girare di scatto.
Una ragazza che mi è sempre piaciuta un sacco, forse troppo, dalla prima volta che l’ho incontrata (ma che per motivi miei ho tenuto questa cosa per me), si viene a sedere accanto a me ed inizia a fissare le onde al di là delle fiamme.
“non mi sarei mai aspettato di trovarti qui”
“nemmeno io di doverti rincorrere fino alla fine del mondo”
“non credo che valga davvero la pena di fare una cosa del genere per me”
“stai solo cercando di scappare da qualcosa che succederà comunque, e tu lo sai… stavolta sarà tutto diverso”.
Passiamo il resto della notte insieme.
Mi risveglio da un’altra parte, sto ancora camminando in mezzo a case distrutte. Supero un cancello pericolante e sento prendermi per mano. Mi volto e vedo un ragazzino (lo riconosco come un mio amico, nonostante ci siamo conosciuti “da grandi” e solo pochi anni fa, associo subito i suoi occhi ed i suoi lineamenti a lui). Mi ferma e mi dice di non proseguire, che andando avanti ancora un po’ sarei arrivato nell’ultimo posto in cui avrei voluto essere.
La frase mi spaventa a morte.
Non sono capace di sopportare incubi, quindi mi sforzo ed inizio lentamente ad aprire gli occhi finche mi trovo sotto le coperte a fissare il soffitto della mia camera da letto.
Do un’occhiata al telefono. Avrei ancora più di un’ora a disposizione prima di alzarmi, ma la paura di trovarmi ancora lì se solo avessi provato a chiudere gli occhi (e la ripresa dei “dolci” pianti notturni della mia piccola vicina) mi hanno tenuto sveglio ancora un po’.
Poi il buio.
E poco dopo la sveglia.

EFESTODRACUS??

L’idea della Pappa Del Terrasque dopo lo Spuntino Del Barbaro è stata quantomeno discutibile…
Gaviscon Advance d’obbligo…
Formula tradizionale con playlist da ricovero, il navigatore che ti porta a spasso per i campi, poi l’oste che ti consiglia l’abbinamento giusto di birra, i racconti di disavventure che non tirerei fuori con nessun altro…
Tutto questo per annaffiarmi e mangiare all’ombra di Efestodracus 🐉 with one of my best mates 😜.
(Il pezzo era “She”, e… thanks for the lovely night!!)


“Eh, io per quella “e” chiusa ho un debole”
“Ma tipo, un pochEtto??”
“No, No, smettila subito”

Milkman V Eric, Simon & Edward Cullen.

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Non ho mai incontrato Cassandra Clare, non è nell’elenco degli abbonati a Milkman Magazine, e ne ho mai avuto il privilegio di scambiare con lei qualche parola.
Non può essersi ispirata al lattaio creando il personaggio di Eric, eppure mi viene parecchio difficile ignorare le somiglianze tra i due.

Già due libri prima di questo evento il guanto di sfida finì in faccia a Simon: tirava in ballo Dungeons And Dragons proprio come se fosse “uno dei nostri”, massacratori di mostri/demoni/scrivi qui il nome del cattivone di turno/ della domenica sera, poi la comparsa della zanne e la sete di sangue lo hanno irrimediabilmente allontanato dal lattaio.
Non che quest’ultimo abbia qualcosa contro i vampiri, anzi, ma il ricordo del concetto di non morte descritto dalla Meyer è ancora troppo forte, con questo Edward Cullen così romanticone e over-sensitive che poco si addice al lattaio. Lui non avrebbe mai aspettato quattro libri, al massimo qualche capitolo. Lui già durante la lezione sulle fasi della mitosi avrebbe preso la cara signorina Swan e l’avrebbe messa a pol[CENSORED]

Con Eric è diverso: entrambi “musicisti”, entrambi “compositori”, ed entrambi “con l’innamoramento facile”… Ok, scatto una foto alla pagina incriminata e la giro subito ad un mio amico per un parere:

Hahaha questo eric è entrato in competizione prepotentemente con questo bang you like drum, gliene do atto.. Ma il lattaio è il lattaio FTM!

Fa sempre molto piacere “essere stimati”, ma non sono così convinto di poter vincere questa competizione tanto facilmente.
Le ultime canzoni scritte dal lattaio sono “SEED CORPS.”, “K.V.H.”, e “THINGS FALLING APART”.
Possono davvero tenere testa a “BANG YOU LIKE A DRUM”?
Mi farei la stessa domanda se avessi chiamato i pezzi “OH, BRAVA!”, “FAI I COMPLIMENTI A MAMMA” e “OLD CHICK MAKES GOOD SOUP”??
bel dilemma. 😉
Yours.
Bruno.

seeD, Schweitzer e le Kawasaki azzurre.

Senza titolo 2

(brunetti docet… non posso certo prendermi il merito per un titolo così).

Pare che la confusione, l’insonnia ed i postumi di questi giorni, oltre a farmi addormentare durante una sessione di Dungeons & Dragons, abbiano trovato come conseguenza logica la produzione di un nuovo pezzo.
Sì, un altro.
Sto scrivendo un pezzo nuovo per i miei Pertegò.
E pare che la tracklist immaginata per il disco nuovo ha da far posto ad una new entry, e parlo di “seeD corps.” ( Titolo provvisorio figlio di un ricordo di Final Fantasy VIII, ma se davvero riesco a convincere quei due disgraziati a chiamarla così, prometto che stappo una boccia 😀 )
Mentre qui si attende il ritorno dalla Grecia della nostra Maria Callas AKA Chris (sarebbe il contrario, ma non potrei usare il “nostrA” e quindi sarebbe decisamente meno divertente) io e Ago la stiamo già imbastendo. Domani sera ci saremo ancora sotto. Sì, esatto… siamo carichi come delle molle 🙂

(Però dai… Date un po’ di caffè a quell’arciere.
Il master ci fa incontrare un personaggio chiave di cui avevamo perso le tracce e lui cosa fa?? Se la dorme, mentre il nostro druido si diverte ad adornargli il braccio con l’ambientazione… molto bene)

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Sometimes our light goes out but is blown into flame by another human being.
Each of us owes deepest thanks to those who have rekindled this light.

Ammetto di essere lento e anche “un filo in ritardo”, ma giuro che  devo ancora capire bene questa situazione.
Nel frattempo… i veri “deepest thanks” di oggi sono tutti e solo per donna Giuliana.
Recuperare dal nulla le mie storiche Kawasaki azzurre, “compagne di mille avventure” che credevo perse chissà dove e da chissà quanto tempo, e farmele ritrovare tutte belle e apparecchiate è incredibile 🙂

p.s.: ma davvero avevo i capelli?? 😉
Yours.
Bruno.