Se è di Apple Music che stiamo parlando, allora sappi che sono una delle più devote ed affezionate tra tutte le sue fangirl presenti in questo regno.
Bene irrinunciabile che utilizzo costantemente dal momento della sua creazione, da quel giorno in cui mi è stata data la possibilità di avere accesso, in qualsiasi posto ed in qualsiasi momento, a quasi tutta la musica scritta e prodotta al di sotto della volta celeste.
Ti basta versare nelle casse di Mamma Apple l’equivalente in Euro di circa mezzo disco in vinile ogni mese ed il gioco è fatto; la più nobile e raffinata tra tutte le forme d’arte esistenti e mai esistite sarà sempre al tuo fianco, 24/7, amica fedele ed infaticabile.
Mi capita spesso di discutere con lei proprio come se avesse una sua vita propria, e mi capita spesso di farlo soprattutto quando mi viene difficile da capire quel filo logico che dovrebbe unire il brano da me scelto con il brano da lei proposto come ascolto successivo.
Non è questo il caso.
Atto I.
E davvero non c’era nessuna traccia di delusione presente in me quando l’altra notte, dopo essermi spontaneamente immerso nei suoni di Sick Luke e nel flow di Sayf per tutti i due minuti ed undici secondi della loro “Testa O Croce”, ho ascoltato la voce di Sant’Antonio Hueber da Padova mentre saturava completamente ed in un solo istante tutto l’abitacolo della mia Mailazza.
«Ho mischiato le carte.
Ho preso tante cose nella vita,
ma con te sono su Marte.»
Parliamo di uno dei miei pezzi preferiti in assoluto e che se ne sta in uno dei miei dischi preferiti in assoluto.
Ho tanti dubbi, e mi pongo sempre troppe domande su qualsiasi cosa, ma non leggerai nessuna traccia di esitazione mentre ti dirò che “Umile” sarebbe uno di quei dischi che sicuramente porterei con me su un’isola deserta, con buona pace di quella santa donna che mi ha messo al mondo.
«Io proprio non capisco cosa ci trovi di speciale in lui ed in tutto il movimento di cui fa parte.
Tony Boy fa veramente cagare, secondo me ci stai prendendo tutti quanti per il culo.»
«Stai scherzando, vero?»
«No no, sono assolutamente seria.
Ti ho visto crescere osservandoti con orgoglio mentre scoprivi ogni giorno nuova musica, e mi è sempre piaciuta un sacco la tua capacità di saper apprezzare tanti generi diversi.
Hai una cultura musicale infinita ed invidiabile, non ti può piacere davvero sto Tony Boy.
Repetita iuvant:
Tony Boy fa veramente cagare!»
«Ma non ti permettere, pazza eretica!
Chiedi umilmente perdono e non mancare mai più di rispetto al Goat in mia presenza.»
«Ma vafammocc ‘a mammeta, con tutto il rispetto per quella stronza che poi sarei io!
Stai zitto e mangia!
Tony Boy…
Madonna santa, che si passa!»
Poi è successo tutto nel giro di un attimo.
Quasi senza accorgermene stavo per ammazzarmi.
E sarebbe stata una cosa così veloce ed improvvisa che nemmeno saprei dirti con certezza se per colpa mia o meno.
Ho proseguito per qualche centinaio di metri tentando di scrollarmi di dosso la cosa come meglio potevo, ma questo solo per poi capire quasi subito che mi sarei dovuto fermare un secondo sul bordo della strada:
tenere le mani sul volante non era più una cosa così tanto facile e banale, stavo tremando come una foglia, e potevo ascoltare il cuore martellare a velocità folle mentre scandiva i suoi battiti percepibili dalla punta delle dita fino ad ogni mio angolo più remoto di pelle.
«Sarei morto ascoltando Mischiare Le Carte!»
Nemmeno il tempo di finire la frase e sono scoppiato a ridere come un cretino.
Scendo dalla Maila per far capire ai miei “muscoli” che sono ancora io quello che comanda qui, poi mi accendo una Marlboro, e mi metto ad ironizzare mentalmente sull’esperienza appena vissuta.
Mi sono immaginato un sacco di cose, da dottori che fissavano increduli i miei esami irrimediabilmente compromessi da mesi vissuti senza controllo (e magari scommettendo l’uno con l’altro su quanti minuti impiegherebbe il mio sangue ad uccidere un soggetto sano dopo una generosa trasfusione), al fatidico incontro con Pietro al cospetto di quel famosissimo cancello argenteo…
«Oh, Brunino!
Via quella faccia stupita, tranquillo, non varcherai mai quella soglia.
Le legioni dei 9 inferi di Baator stanno impazientemente attendendo la tua putrida anima, ed il tuo addestramento comincerà nel giro di pochissimo tempo.
Ero solo troppo curioso, morivo dalla voglia (no pun intended) di conoscerti, di stringerti la mano.
Troverai il traghettatore di anime alla fine di questo sentiero.
Il tributo richiesto per la traversata dell’Acheronte è sempre di un Obolo, ma questo tu lo sai molto bene, non è vero?
Ti confesso che in molti sono ancora convinti che su quel lido dannato si usino le dracme, roba da matti.
Fa buon viaggio e…
Lay down your soul to the gods rock ‘n’ roll!»
Quasi come in risposta a questa sbirciata al di là del velo decido di tornare sulla Maila, metto su i Venom, e quindi riprendo finalmente la mia strada, lasciando alla voce imperiosa di Cronos il compito di guidarmi sano e salvo verso casa.
Ad ogni modo, in quella notte ero ancora all’oscuro di due cose.
Uno: ammesso di avere la possibilità di scegliere, non sapevo quale canzone sarebbe stata davvero degna di essere ascoltata come ultima appena prima di varcare l’oscurità.
Due: se effettivamente fosse finito il mio tempo, non avrei mai vissuto il pomeriggio incredibile che sto per raccontarti tra le righe che seguono.
Atto II.
Comincia tutto con una mia idea, idea che ha affondato le sue radici nella mia mente ad inizio aprile di quest’anno.
Volevo fare un regalo speciale per una persona che “holds a special place in my heart”.
Volevo regalargli qualcosa che non si potesse comprare, qualcosa che necessitasse un po’ di impegno, di “sputare un po’ di sangue” per la sua realizzazione, qualcosa che fosse indiscutibilmente nostra.
Non potevo che scegliere proprio questa canzone.
Ed è così che quindi, approfittando del periodo passato in studio per la produzione di alcune tracce con la mia metà della mela musicale, quest’estate ho inciso una mia versione di “A Thousand Miles” prendendo spunto dalla Vanessona, dai Vanilla Sky, dagli Yellowcard, dalla mia “frangia ed acne”, e da alcune modifiche “troppo chill” confezionate con tanta maestria dal destinatario di questo dono mentre ci trovavamo a circa duecentoventi chilometri da casa.
Sentivo di volerlo fare, e sentivo quasi di doverlo fare.
Fosse stato anche solo per cercare di onorare quel debito verso la fortuna sfacciata che ho avuto ad incrociare la mia vita con la sua fin dal giorno zero; fin da quel giorno in cui due poveri disgraziati stavano parlando per la prima volta senza nessuno intorno in uno spogliatoio, prendendo per il culo l’eccessivo vittimismo tipico di alcuni tifosi partenopei capaci di vedere del razzismo anche in una coreografia da stadio dove il diavolo teneva stretto nella sua morsa il povero pulcinella.
«Terroni Bastardi!» (cit.)
Fast-Forward fino al pomeriggio incriminato.
Esco di casa e ad aspettarmi trovo lei: espressione piratesca e sorrisetto diabolico.
Non potevo neanche immaginare che cosa avesse architettato alle mie spalle quella grandissima stronza.
In pochi minuti arriviamo sotto casa di lui e, dopo una giusta dose di convenevoli e di smancerie in vario assortimento, siamo tutti e tre sul doblò di lei.
Tra le mani ho le mie fedelissime Beats.
«Ho fatto un feat. con Faneto, e ci tenevo davvero tanto che tu lo ascoltassi per primo.
Buon Compleanno.
Comunque R sta per Destra e L sta per sinistra.»
Ti giuro che assistere alle sue reazioni è stato allucinante, ne è valso ogni secondo ed ogni goccia di sudore immolati alla causa; e dopo diversi e goffi tentativi di cercare contatto fisico attraverso i sedili del doblò…
«Dai Brunello, scendiamo che voglio abbracciarti!»
Siamo di nuovo nel piazzale e mi sto assaporando il momento.
Spazzo via quella nuvoletta nera che sembrava volesse dirmi «e se non dovesse apprezzare il tuo gesto?» e mi prendo qualche istante per sentirmi invincibile.
Poi, l’imprevisto.
L’oscuro piano della peggior paladina di Sehanine Moonbow che si sia mai vista stava prendendo vita proprio sotto al mio naso.
«Già che ci siamo, ho una proposta da farti!»
Lei trattiene con scarsi risultati una risata; io non capisco; mentre lui prima estrae dalle sue tasche una poké ball, poi si inginocchia, la apre rivelandone il contenuto (un Bulbasaur con un anello nero legato da un nastro viola attorno al suo dorso), e dopo essersi schiarito la voce…
«Brunello… vuoi venire al Lucca Comics con i tuoi amici??
Scoppiamo a ridere tutti e tre per il momento surreale, davvero degno di un film, e mi è servito più di qualche secondo prima di poter rispondere…
«Ma certo che sì! E come cazzo faccio a dirti di no??»
Al che lui, ancora nelle vesti dell’attore protagonista, si alza con un gesto atletico, per poi urlare a squarciagola tutta la sua gioia verso il cielo…
«Ha detto sì!! Ha detto sì!!»
Cala il sipario.
I nostri tre eroi sono stretti in un abbraccio collettivo neanche fossero Eren, Armin e Mikasa; con la Baia Del Re a fare da cornice e da testimone di questa solenne promessa:
mercoledì 29 ottobre sarà Lucca Comics & Games.
Atto III.
Sono con lei davanti ad un paio di gin tonic, inizia ad esserci un po’ freddo, e sto ancora cercando di processare gli avvenimenti recenti al meglio delle mie possibilità.
«Allora, come ti senti?»
«Mi avete fatto spaccare dal ridere, te lo giuro!
Indimenticabile.
Povero, guarda cosa cazzo gli hai fatto fare!»
«Pazzesco, davvero.
Mentre preparavo il tutto, un po’ me la stavo già disegnando la scena nella mia testa, ma devo dire che onestamente non me l’aspettavo così bella.
Lui è stato davvero bravissimo, ha superato ogni mia aspettativa.»
«Concordo, è stato fenomenale.
Ma anche tu non sei stata da meno.
La Pokè Ball, Bulbasaur, l’anello, la proposta…
Sei stata geniale.
Maligna sì, ma comunque geniale.»
«Guarda che mi sono impegnata moltissimo per questa cosa, sappilo!»
«Questo si chiama giocare sporco, piratessa!
Altro che paladino…»
«Eh, ci si teneva davvero tantissimo che tu venissi a Lucca, quindi ho fatto il mio gioco.
Sapevo che non saresti mai stato capace di dire di no.
Gli vuoi troppo bene, è palese!»
«Tu sei una stronza, è palese!»
«Tivibì, bitch!»
«Io per niente… e comunque questi gin tonic li paghi tu, lo sai, sì?»
«Niente da obiettare…»
‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.
«Ho mischiato le carte.
Ho preso tante cose nella vita,
ma con te sono su Marte.»
Sant’Antonio Hueber da Padova, in arte Tony Boy.
Vero Goat.






