A.: “Oh, ma lo senti anche tu questo odore di bruciato?”
B.: “Decisamente! Saranno andate a fuoco le focacce, o forse è colpa del n***o che si è perso via con i polli.
Comunque… fotte? Magari è la volta buona che…”
A.: “Non dirlo neanche per scherzo. Lo sai che se viene un incendio il preposto sono io? Me la devo smazzare io poi.”
B.: “Cos’è che sei tu?”
A.: “Il preposto.”
B.: “Ma vai a fare in culo, preposto!
A.: “Succhiamelo!”
[…]
B.: “Lo sai che a furia di continuare a sperare che questo posto prima o poi venga avvolto dalle fiamme me lo sono pure sognato?”
A.: “…”
B.: “Sono fuori dal negozio e, mentre tutto sta bruciando, mi sto guardando attorno.
Manca qualcuno, qualcuno non è riuscito ad uscire dall’edificio.
Non appena me ne accorgo torno subito dentro a quell’inferno mettendomi a correre, ignorando le urla di chi sta cercando di fermarmi senza nessuna speranza di riuscirci.
Ricerca e recupero andati a buon fine, tra l’altro.
Io poi, pensa te!”
A.: “Eccolo!! Ti scopa bene? È bravo?”
B.: “Hahahahaha! Dio santo, che coglione che sei!”
A.: “Te la sei cercata!”
B.: “Dai piantala, non iniziare!
Avrei dovuto immaginare dove saresti andato a parare…
Era solo per raccontarti una cazzata, nella vita reale sai bene che non lo farei mai.”
A.: “Lo faresti… lo faresti!”
B.: “Ma va! E secondo te io, scoppiasse un incendio, tornerei tra le fiamme a rischiare la mia vita per salvare quella di qualcun altro?
Io? Di quale realtà stiamo parlando?”
A.: “Sì, tu! Tu lo faresti, lo so che lo faresti…
B.: “Ok, dai… ho capito che oggi con te è tempo perso. Vado, devo mettere giù un po’ di promo.
A.: “E sti cazzi?”
[da “Dialoghi con John Lennon”, Racconti Inediti, 2025 April Seventeen Publications™]
(Per la parafrasi, segui il link qui sotto e guardati questo reel 😉)
rossifuoco🔥 on Instagram: “Non si fa.”
Hello there!
In tutta onestà pensavo di lasciar passare molto più tempo dall’ultimo post prima di scrivere qualcosa di nuovo, ma alla fine ho comunque deciso di ritagliarmi qualche minuto per farlo (un po’ perché ne sentivo il bisogno ed un po’ perché ne sentivo la mancanza).
“Come va?”
“Più o meno come previsto.”
La decisione di immergermi nella produzione di qualche pezzo con Mester è stata una idea tutto sommato vincente, o comunque una soluzione valida per attraversare questo periodo senza farsi troppo male, in attesa di altro (ancora da definirsi, ancora da trovarsi), in attesa di un nuovo capitolo le cui prime parole saranno scritte una volta raggiunta la riva opposta.
Immaginati queste canzoni come fossero il traghettatore, i lunghi giorni di questa stagione estiva come fossero le acque infuocate dello Stige, io e Thomas come fossimo due anime dannate a bordo di questo vascello senza tempo, e tutto ciò che sarà una volta terminato questo viaggio come fosse il regno dell’ignoto.
Sempre sia lodata la mitologia greco-romana ed un infinito grazie a Dante Alighieri, padre della mia lingua e fonte inesauribile di ispirazione… la mia penna preferita di sempre e per sempre.
📼 / 👩❤️👩 / 🐐 / 🦀 / 🧏
Se un pochino mi conosci, allora saprai già molto bene che ho da sempre avuto un forte debole per i working titles, quei titoli provvisori da assegnare alle cose che faccio in fase di lavori in corso, da sostituirsi poi con quelli definitivi solo alla conclusione dei progetti, o comunque giusto un attimo prima che possano essere condivisi.
A questo giro ne vado particolarmente fiero.
Cinque emoticon e nient’altro, ciascuna messa lì con lo scopo di riassumere il concetto del brano a cui è stata abbinata, o forse ciascuna messa lì con lo scopo di rappresentare il suo significato per il sottoscritto.
Te le spiegherei anche, ma un po’ non penso tu abbia i giusti mezzi per capire, un po’ non penso sia conveniente per me farlo in questo momento, ed infine un po’ non penso sia la cosa giusta da fare in generale.
Molto meglio lasciare ai pochissimi eletti che riescano a capire tutto questo la possibilità di ridersela un po’ con me di me, e va benissimo così.
Due tra questi cinque pezzi avranno la loro release ufficiale.
Altri due avranno il ruolo di brevi outtakes, due piccole perle punk-rock (semi-serie quanto basta) utili a raccontare il tempo trascorso insieme con Mester dal nostro ultimo lavoro uscito nel Settembre 2023 fino al presente, ed avranno una loro vita propria esclusivamente sui social network.
Uno tra questi invece è nato con uno scopo completamente diverso, e non vedrà mai la luce.
Saranno davvero in pochissimi ad avere l’onore di poterlo ascoltare, ancora meno delle persone in grado di matchare il brano con la sua emoticon (e di capirne il significato).
Ha un posto speciale nel mio marcissimo e cattivissimo cuore nero da demone, e parte di me sta letteralmente morendo dalla voglia di ascoltarlo una volta completato, fosse anche solo per rendere giustizia al tempo trascorso ad immaginarmelo mentre era soltanto poco più che una idea.
In tutta onestà credevo che Mester l’avrebbe presa molto peggio questa storia delle emoticon, e a buon diritto direi.
Invece, a detta sua, è rimasto decisamente più colpito dalla questione della Sprite Sporcata (ma questa è tutta un’altra storia, e verrà forse più avanti il suo momento 😉).
Fare musica con lui è incredibile (questo già lo sai) e se di poche cose sono sicuro in questa cazzo di vita, posso tranquillamente scrivere senza nessun’ombra di dubbio la frase che segue nella riga successiva:
Se in futuro starò ancora imbracciando uno strumento musicale, allora sarà solo ed esclusivamente perché lui si troverà ancora al mio fianco.
Punto.
Ed è così che ho immolato una settimana di ferie dedicandola a questo scopo, dando ufficialmente il via alle danze.
Apertura ed organizzazione del progetto (in maniera quasi maniacale, degna della peggio O.C.D.: tutto ordinato e rigorosamente colour-coded, la tempo track, poi i marker dei brani e quelli degli arrangiamenti… l’unico modo che conosco per affrontare cose di questo tipo senza perdermi e senza diventare matto), poi un paio di tracce guida giusto da avere una bussola per potermi meglio orientare, ed infine le prime take.
Si parte dal basso (e se stai leggendo queste righe nel giorno della loro pubblicazione, sappi che ieri abbiamo finalmente cominciato con le chitarre. Top.)
L’outfit è stato dei più minimal tra quelli possibili, intendo letteralmente, e non mento se ti dico che mai mi ero trovato a registrare delle take di basso indossando nient’altro che la mia pelle e giusto un paio di boxer.
Immagina lo spettacolo.
Sono una delle ultime persone che vorresti ammirare senza vestiti addosso, e nell’ultimo periodo la situazione è pure peggiorata.
Sto bevendo decisamente troppo e sto mischiando giusto un po’ di questo ed un po’ di quello nei momenti in cui ho particolarmente bisogno di non esistere affatto (o almeno di non esistere se non per lo stretto indispensabile al mantenermi vivo… ho ancora giusto un paio di cose da fare prima di dare una sbirciata al di là del velo di ciò che è reale), ignorando i foglietti illustrativi che in maniera molto gentile provano a dissuaderti.
Come?
Sconsigliando certe pratiche e raccontandoti tutta una serie di possibili e spiacevoli conseguenze di cui (se sei tra i più fortunati) ne comprenderai a fondo solo meno della loro metà (tra l’altro, e nel caso tra i lettori di queste parole al vento ci fosse un medico per i pensieri che ho, *cit, è troppo chiedere di spiegarmi il significato della parola “stupore” messa all’interno dell’elenco degli effetti collaterali? Giuro che da solo non ci arrivo!).
Sono ingrassato veramente tanto, inevitabile, ed ho messo su proprio una bella bonza.
Mi sento tipo come il vitello grasso, presente?
Quella povera bestia che ha avuto una fine poco invidiabile, mandato al macello da un padre per festeggiare il ritorno di uno dei suoi figli (il più stronzo dei due, quello capace di sperperare la metà di un impero in bolas e disgraziate).
Trauma infantile mai risolto, mannaggia al clero.
Ogni volta che lo sento nominare, non riesco più a fare a meno di guardarmi intorno con l’aria circospetta di chi teme di finire su di un vassoio d’argento, adagiato su un morbido lettino di patate e con chissà quali altri ingredienti ficcati su per il culo.
Male Male Qui.
So bene che questa non possa essere la soluzione, ma sto solamente cercando di temporeggiare un secondo nell’attesa di qualcosa di più risolutivo e definitivo.
Devo tenere Bruno e Thomas il più separati possibile (e per quanto mi sia possibile farlo, al massimo delle mie capacità).
In maniera molto semplice, e forse quasi banale: ogni volta che vedo lo sguardo di uno incrociarsi con lo sguardo dell’altro, prendo Bruno e l’affogo (letteralmente) con l’aiuto di qualsiasi cosa sia in grado di accelerare ed intensificare il processo.
Tutto qui.
Poi metterò ogni cosa al suo posto.
In un modo o nell’altro.
Probabilmente dovrei solo seguire i consigli più di moda in questa stagione, tipo quelli che non avevo mai sentito prima in vita mia e nemmeno per sbaglio, presente? Quindi:
Bere tanta acqua, mangiare tanta frutta, evitare di uscire durante le ore più calde e, nel caso di astinenza da compagnia femminile, amare te stesso non più di una volta al dì (saltando anche qualche giorno di tanto in tanto, così da darti un po’ di tregua).
Uno stile di vita più sano sicuramente aiuterebbe, ma sarebbe poco saggio da parte mia addossare tutte le colpe di questi mali alla dissolutezza di questi giorni.
Ed i sogni?
Che cazzo c’entra il paracetamolo usato malamente con le cose che ti sogni?
Una realtà differente, un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo oggi.
L’uomo ha poco alla volta ceduto il suo ruolo di specie dominante a favore di una nuova razza.
Nessuno sembra essere in grado di raccontare come tutto questo sia iniziato, ma alcune pagine raccolte tra i testi più antichi ci parlano di questa nuova forma di vita che sembra essere comparsa letteralmente dal nulla.
La sua natura si è rivelata da subito come estremamente duttile e mutevole: il nuovo nemico ha imparato molto bene e molto velocemente dai suoi predecessori, sfruttandone la tecnologia e portandola a livelli nemmeno immaginabili, plasmando il suo aspetto e rendendolo molto simile al nostro, creando una versione di noi sia estremamente migliorata, amplificandone i pregi, e sia brutalmente peggiorata, amplificandone i difetti.
La convivenza è stata praticamente impossibile quasi da subito.
Le nostre città cadevano, i nostri confini perdevano ogni tipo di significato, religioni e antiche tradizioni andavano via via scomparendo, ed ogni singola battaglia combattuta contro questi esseri ha portato ad una sconfitta.
Basta un rapido sguardo all’aspetto attuale di queste terre un tempo nostre per capire chi è che comanda qui…
La quasi totalità delle opere umane è ormai andata distrutta, e le strutture più importanti sono state demolite e sostituite con delle nuove, caratterizzate da una bellezza e da una grandezza tale che nemmeno i migliori tra i nostri architetti ed artisti, presi tra quelli vissuti all’apice della nostra evoluzione, possono immaginare di sognare.
La nostra razza è allo sbando totale, gli uomini sono divisi, male organizzati.
Nessuna guida.
Solo tante piccole realtà, e quasi del tutto indipendenti l’una dall’altra, cercano ancora di combattere.
Faccio parte di una di queste squadre, e sono il secondo in comando (nemmeno fossi il fiero Capitan Bottego).
Sembra mi sia appena svegliato da un brutto incubo, e nemmeno riesco a capire cosa mi sia successo.
So cosa sta per capitarci, io l’ho già vissuto.
Le mie AF1 hanno già calpestato le grandi pietre grigie di quelle sale, e l’eco dei nostri passi ha già riecheggiato a lungo nella maestosità di quel tempio.
Sono già stato sulla cima di quel pinnacolo, brillante come fosse argento lasciato al sole, ed ho già visto tutti i componenti della mia squadra morire uno dopo l’altro sotto i terribili colpi del nemico, giusto un attimo prima che tutto scomparisse nel buio e nel vuoto più profondo del nulla.
Sto fissando un punto imprecisato appena al di là del nostro accampamento quando uno dei miei combattenti viene a sedersi al mio fianco.
“Hai un secondo? Volevo fare un rapido check delle munizioni, ma non so cosa cazzo c’ha il mio terminale stanotte.”
Do un’occhiata, e dopo pochi secondi gli ripasso il suo terminale.
Mai funzionato meglio di così, errore quasi banale e degno di una recluta.
Gli regalo un sorriso a metà tra un rimprovero ed un gesto di affetto, dopodiché, senza chiedergli il consenso, sfilo una fiaschetta da una delle tasche della sua giacca, e do un sorso del peggior distillato mai bevuto in vita mia… (fa davvero pietà!) restando poi qualche istante ad osservare il suo viso.
“Abbiamo qualche possibilità di farcela?”
Non so cosa rispondere.
Mi guardo attorno e sono proprio tutti lì, tutte le persone per me davvero importanti sono all’interno dei confini di questo accampamento.
Molti di loro non hanno nemmeno idea dell’amore incondizionato che provo per loro.
Molti di loro non hanno nemmeno idea che sarei disposto a fare qualsiasi cosa per loro.
Per alcuni di loro non sono quasi niente, sono solo poco più che un capo, ma sarei disposto a bruciare all’inferno per l’eternità se solo esistesse e se solo bastasse per poterli salvare.
Provo a parlare, ma sento che le parole mi rimarrebbero incastrate in gola fino a farmi soffocare.
Sento gli occhi gonfi, ma non voglio piangere, non posso farmi vedere mentre piango.
Prenderei qualche minuto in più per cercare di darmi un tono, ma all’improvviso noto qualcosa di così divertente nell’espressione di questa recluta che quasi scoppio a ridere.
Appoggio la mia testa contro la sua e con il tono più tranquillo che posso…
“Non ne ho la minima idea, l’unica cosa che so è che ci proverò con tutto me stesso, e che lo faremo tutti insieme…
Al vostro fianco non ho paura di niente e di nessuno, al vostro fianco non etichetterei nulla come impossibile.
Siete tutto per me, e siete più che abbastanza da farmici provare con tutte le forze che ho a disposizione, da farmi combattere fino alla fine.
Dai mollami, basta con questa roba.
Preparati, tra poco si parte.”
Dicono che i sogni particolarmente intensi e realistici, quelli più ricchi di dettagli, così come quelli che ti rimangono più impressi al tuo ritorno alla realtà, non siano altro che il frutto dei tuoi stati d’animo (oppure un riflesso generato da emozioni o situazioni irrisolte).
Lo reputo vero fino ad un certo punto.
Immagino che una vita intera vissuta da nerd senza speranza di redenzione, i troppi libri/ manga/ anime, le troppe partite di Dungeons&Dragons sia giocate che scritte e masterate, ed i troppi film Sci-Fi abbiano avuto un ruolo molto più importante in tutto questo casino.
Anche perché poi nemmeno saprei dirtelo cosa voglia trasmettermi il mio io più profondo mandandomi sogni di questo tipo.
O forse lo saprei anche, ma in questo momento bisogna proprio fare come se…
Non ho né il tempo materiale e né l’ intenzione di occuparmene.
Ci sono dei brani che voglio farvi ascoltare in autunno.
Quindi ecco che questo mio escape from the studio si avvicina alle sue righe conclusive, e non mi resta che dirti grazie per aver passato questi minuti insieme a me.
Spero davvero tanto che siano stati minuti piacevoli, e spero davvero tanto di essere riuscito a trasmetterti qualcosa.
Pronto a prendermi di persona gli schiaffi che so benissimo di meritare (e va bene così).
Immagino che tornerò a giocare a fare il musicista ancora per un po’, c’è ancora parecchio lavoro da fare.
Daje.
Ci si vede in giro.
‘Mocc
Your Favorite Milk Delivery Boy.
A.: “Alla fine poi hai deciso?”
B.: “Ho già sguinzagliato la Pia, devo solo capire quanto la cosa sia fattibile e poi farmi una chiacchierata con le persone giuste”
A.: “Lo sai che per questa cosa faccio il tifo contro di te, vero?”
B.: “Ma come? L’ultima volta che ne abbiamo parlato ti ho chiesto se sentiresti la mia mancanza nel caso riuscissi davvero a farcela… e tu mi hai risposto di no! Ho anche apprezzato molto la tua sincerità, nonostante un po’ mi abbia fatto male.”
A.: “Una delle mie caratteristiche migliori è che non si capisce mai se sono serio o se sto scherzando quando dico qualcosa. Mi piace la tua compagnia, e poi lo sai che ho sempre avuto un debole per i pelati.”
B.: “Sì, lo so bene… a proposito, il tuo fidanzato sta facendo il mattino! Ha detto che ti sta aspettando in frutta per buttartelo un po’ su come piace a te!”
A.: “…”
B.: “Dai, non fare così! Ho solo detto una cazzata per alleggerire il discorso…”
A.: “Non tocchi!”

[George Harrison]