Le Maschere Della Notte [Stagione 2]

Prefazione

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale… ma nemmeno per l’anticamera del cazzo!
Troverai tra le righe che seguono quasi tutte le “parole ufficiali” con le quali il dungeon master ha dato il via alle danze.
Ok, forse in versione un attimo “rivista e romanzata” per l’occasione, ma più o meno ci siamo.
D’altra parte è giusto che alcune cose, almeno per il momento, rimangano ad uso e consumo esclusivo della nostra compagnia.
Vi ringrazio per la comprensione. 😊
Prima di cominciare, ci tenevo a “scusarmi” (si fa per dire) con un paio di persone coinvolte in questo racconto.
In primis con His Royal Majesty Andriy Shevchenko, la leggenda a cui mi sono ispirato durante la creazione del monaco/guerriero Andrij (spelling mai corretto, ormai resta così), in quanto mi sono sentito in dovere di modificare il suo programma di allenamento dopo essere venuto a conoscenza di alcune nuove tecniche davvero speciali.
Ed in secondo luogo, nel caso tu stessi leggendo, devo scusarmi proprio con te per avertele “prese in prestito” così.
So che ti ho già tirato in ballo un paio di volte tra queste pagine, ma se stai pensando che “ti abbia preso di mira” o che “il lattaio non ti voglia bene”, allora posso garantirti che sei proprio fuori strada e che sarei pronto anche a giurarlo.
È solo che fondamentalmente sono un cretino, e che quando c’è qualcosa che un po’ mi diverte, vuoi o non vuoi, le possibilità che poi finisca tra le cose che scrivo sono davvero alte.
Perdonami se puoi 😂

ok, cominciamo.

Episodio Pilota: Farò Di Te Un Uomo.

Se cercate un fatto… io ve lo darò!
Oggi, giovedì, giorno di nostro signore diciannove settembre duemilaventiquattro, verrà ricordato ovunque come il giorno in cui l’avventura vissuta dai Leviosi riprese il suo cammino.
Ne è passata davvero tanta di acqua “per sotto la guallera”, e parecchio lontano nei ricordi sembra ormai quel giorno in cui la nave su cui viaggiava Anakis, allora conosciuta come la prescelta (la “presce” per gli amici), toccò finalmente le sponde di Sæglópur dopo giorni di navigazione parecchio tormentata.

Piove, senti come piove, Madonna come piove!

Di Sæglópur era completamente rapita dalle sue case, l’acqua e le nuvole.
Non era per lei poi tanto difficile sentirsi immersa in quella atmosfera così liquida, quasi magica, persa nelle luci e nelle ombre di quelle strade, e nelle espressioni accoglienti di quella gente.
Gente che aveva tutto l’aspetto di chi solo è depositario di segreti e tradizioni antichissime che sembravano essere loro e soltanto loro.
Trovava le casette dei pescatori davvero meravigliose, e tutte quelle palafitte costruite in legno e dipinte nei più svariati colori rendevano la scena davanti ai suoi occhi davvero incantevole. Ma era un altro edificio, situato alla cima di una scalinata in condizioni piuttosto precarie, che per una serie di motivi catturava la sua attenzione.
Le sue mura erano bianche, o sarebbe più giusto dire “probabilmente lo erano in passato”, con evidenti segni di umidità praticamente mai trattati.
Nel cortile un ragazzo di circa una ventina d’anni stava facendo allenamento vestito con nient’altro che la sua pelle, fatta eccezione per un pantalone dal taglio esotico indossato per coprire la sua virtù.
Vedendo quel trionfo di giovane manzo ucraino, la nostra Anakis non poteva davvero fare altro se non mettersi a cinguettare come fosse una appariscente… Upupa! Con la sua cresta da regina di tutti gli uccelli (l’ho scritto davvero?), quel suo movimento sinuoso come solo i più temibili tra i felini, ed un piumaggio così variopinto da fare invidia a David Bowie durante il suo periodo Ziggy Stardust, dello stesso colore della cannella, e con ali bianconere bagnate un po’ per la pioggia ed un po’ per altri motivi.
Rimase diversi minuti ad osservare quell’esercizio, dove il giovane Andrij mandava per aria delle anfore usando le due estremità del suo bastone ferrato, per poi frantumarle in volo con colpi forti e decisi.
Veloce come è veloce il vento.
Un uomo vero senza timori.
Potente come un vulcano attivo.

Magari proprio quel vulcano attivo, il Monte Somma, dove ai suoi piedi il corpo di Aüle giovinetto giacque diversi anni or sono, e da dove iniziava la sua ricerca dell’ Ea rubato.
Come cercare un ago in mezzo a quintali di fieno. Una impresa impossibile.
Se lo era sentito dire una infinità di volte durante quei giorni, e ad ogni tentativo di raccolta di informazioni, di tracce, o anche solo di sussurri, c’era sempre chi era pronto a schernirlo con questo antico proverbio, sentito decisamente qualche volta di troppo.
Mai però aveva pensato al suo sapore dolce, una volta masticato dalla sua bocca, dopo aver trovato una pista percorribile.
Voci, di qualcuno che evidentemente non aveva ancora imparato a tenere la bocca chiusa, e solo i cieli sanno se avrà mai una possibilità ancora di impararlo in futuro, raccontavano della restaurazione di una antica gilda di ladri.
Sconfitta, e più volte, ma mai del tutto.
Le maschere delle notte.
Il brandello di informazioni che aveva comprendeva un luogo, le rovine della tenuta degli Holm a nord di Sæglópur nelle Terre Alte, dove la gilda aveva una delle sue tane più antiche. Ed un nome, Kjartan, il nome di un cantastorie che aveva fatto di Ágætis byrjun il suo quartier generale, e che se persuaso con modi gentili avrebbe potuto condurlo fino alle rovine.
Vero, non era molto, ma la speranza che fosse l’inizio della soluzione ad un problema che pareva essere insormontabile lo faceva stare meglio.
Ripeteva tra se e se: “Senti come suona bene. Ho trovato un ago in un pagliaio.”
Ecco infine la locanda.
Gli sembrava inserita in un ambiente tutto suo, in contrasto, come se non appartenesse del tutto al luogo che la circondava.
Un labirinto di piante rampicanti si inerpicava attraverso le pietre levigate dei muri ed avvolgeva tutto l’edificio come in un abbraccio, regalandogli una atmosfera dolce e protettiva che tanto invogliava quel nano imbecille a varcare il robusto portone di quercia posto al suo ingresso.

Ágætis byrjun, quella locanda situata appena fuori dai quartieri portuali.
Il posto che il bardo Olivier stava iniziando a chiamare casa.
Qui, pochi giorni dopo il suo arrivo, aveva avuto modo di conoscere Kjartan. Un ex avventuriero, ora più conosciuto come un abile cantastorie, musicista e compositore dall’incredibile talento, e soprattutto fonte inesauribile di informazioni.
Se avesse voluto iniziare a scrivere una ballata durante quei giorni, i suoi primi versi non suonerebbero poi così diversi da un sentito “ma io cosa cazzo ci faccio qui?”
Ci sono state molte occasioni in cui ci si domandava se il suo albero genealogico affondasse le sue radici in una terra bagnata dall’amore degli halfling. Un po’ sentiva la mancanza del Senna, del profumo buonissimo della lavanda che cresce spontanea lungo le sue rive, di casa sua e delle sue comodità. Parliamo di cose semplici, come il fuoco di un camino acceso, un pranzetto abbondante accompagnato da un calice o due di Cabernet Sauvignon, e di piacevoli serate da passare rigorosamente in buona compagnia, o comunque al sicuro ed al riparo da mostri, armate, avventure.
Avventure che, dati gli avvenimenti recenti che sembrano avere sconvolto per sempre le vite dei nostri eroi, ha iniziato a vivere per davvero, e non solo attraverso le storie che raccontava per intrattenere il suo publico.

Avventure che, mesi dopo, hanno condotto la compagnia fin qui, nelle stanze di questo maniero antichissimo nei pressi di Akureyri.
Il quartier generale dei Leviosi.
Sono trascorsi quattro giorni da quando Kjartan gli ha mostrato il risultato delle sue ricerche, quattro giorni da quando gliene ha chiesto qualcuno in più per poter fare luce sulle molte zone d’ombra ancora presenti sulle informazioni in suo possesso. Ed in questi quattro giorni hanno avuto modo di “fare come fossero a casa loro”, esplorando il maniero in quasi tutte le sue aree, riposandosi un po’, studiando, e mantenendo gli allenamenti necessari.
Sembrava una mattina proprio come tutte le altre.
La debole luce che iniziava ad attraversare le ampie vetrate colorate delle loro stanze cercava di svegliarli gentilmente, quando…

EP I: Un Viaggio Attraverso I Ricordi

“Buongiorno, Leviosi!”

[…]

‘Mocc.
Your Favorite Milk Delivery Boy.

Lascia un commento