Maila

Nella notte in cui fu tradito, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli, e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi.

No, non sono ancora andato giù di testa (non del tutto almeno), oggi non ho nemmeno fumato (per ora), e nemmeno sto assecondando i desideri di Tippe che vorrebbe facessi pace con il Signore. 
Ho un file su notes in continuo divenire, nominato Shall We Play A Game? in onore di un famoso film Sci-fi del 1983 che porto nel cuore, ed il suo contenuto lo conoscono bene solo mio fratello ed un’altra persona presente tra i miei lettori più affezionati. 
Alcune frasi al suo interno davvero non possono essere rese pubbliche, a meno che, ovviamente, non si desideri fare esplodere delle bombe dalla capacità distruttiva decisamente importante. 
Una di queste frasi prende ispirazione dalla preghiera eucaristica in apertura di questo post, ma come immaginate è stata presa e portata da un’altra parte, assumendo così un significato completamente diverso dall’originale.
Non ho mai avuto l’intenzione di premere il detonatore (ok, un po’ di tentazione forse la sento, ma è ancora abbastanza sopportabile) piuttosto mi garbava l’idea che tu, iniziando a leggere le prime righe, pensassi che lo stessi facendo davvero. 
Voglio dedicarti questo post. 
Un po’ perché so che queste storie ti mancheranno, ed un po’ perché mi hai sempre spronato a scriverne di più. 
O forse è solo un modo di ringraziarti per la tua infinita pazienza, e per esserci sempre nonostante ti abbia sempre detto che sono fatto male e che considerarmi un tuo amico non ti faccia proprio bene. 
Spero di essere all’altezza delle tue aspettative oggi pome.

Ragiono ancora per “anno scolastico” nonostante abbia vissuto il mio ultimo giorno di liceo diciassette anni fa (per decenza sto escludendo il mio unico e fittizio anno di università alla statale di Milano. Anche mettendomi di impegno, non credo che riuscirò mai a superare la dissolutezza di quel periodo. Vergüenza!) e per quest’anno ne ho già messe un po’ di cose in agenda, prima tra tutte un nuovo disco. 
Poi giovedì sera con i Leviosi inizieremo la seconda stagione della nostra campagna, quindi mi immagino che il tempo da ritagliare per scrivere un po’ sarà tutto per Anakis, Aüle, Olivier, e per le loro disavventure. 
Non penso che scriverò da queste parti, almeno per un po’, ma senza dubbio questa sarà l’ultima volta che mi sentirete parlare di lei.

È stata una bella mazzata, giuro, di quelle pesanti come solo altre due volte in vita mia (2007, 2014) ma la frase, proprio come tutte le altre, necessitava comunque di un punto subito dopo l’ultima parola, dopo la sua fine, e considero oggi come il primo giorno in cui ne sono fuori. 

Testa sgombra, tu non ci sei.

Non penso comunque “di restituirti” le tue canzoni. Almeno non tutte 😉.
Sei riuscita a farmi ascoltare, ed in certi casi anche a farmi apprezzare, cose prima lontanissime da me, quindi tutto sommato…
grazie?
Ne esco con una cultura musicale ancora più ampia (Anakis, non ridere! Stai zitta, e continua a leggere) e per uno come me, che respira e si nutre di musica, non è cosa da poco.

Ora, archiviato tutto sto casino, e con il cuore del sottoscritto decisamente molto più leggero, penso sia giunto il momento che vi mettiate belli comodi comodi e che “vi pigliate” questa bella stronzata che sto per raccontarvi!

Perché da quando ho iniziato a parlarvi un po’ di lei, che sia tra le pagine di questo blog, o di persona in pochissimi casi, ha collezionato tutta una serie di soprannomi invidiabile dal signore dei nove inferi in persona.
Cose del tipo “la figlia del fornaio”, o più semplicemente “la duemilaetrè” (accento lasciato volutamente), il più colorito “la toy-girl del milkboy“, il più estroso “la sciacquetta invasata con la trap”, e sicuramente, rileggendo più avanti, mi pentirò della decenza con cui ne sto lasciando indietro più di qualcuno.
Uno però… è stato davvero troppo divertente vederglielo assegnare.

Maila.

C’è stato più di qualche collega che ormai aveva deciso così.
Non importa se, in questi quasi diciassette anni di Via Conciliazione, di disastri sul lavoro non ne ho quasi mai combinati (Aüle, non ridere! Stai zitto, e continua a leggere), per alcuni di loro doveva essere per forza del negozio. 
Facilissimo: c’è solo una duemilatre in zona. È la Maila.
Inizialmente ci avevo anche provato a farli ragionare, con cose del tipo:
“Ragazzi, ma scusate un attimo… Al netto che sull’argomento sono da sempre stato molto riservato, ma se davvero avessi voluto nascondere una cosa così, non pensate che sia stato molto stupido da parte mia l’aver sempre detto a chiunque di trovare la Maila davvero molto carina, e che sia per distacco la più bella tra le nostre colleghe?”
Poi ho iniziato a trovare la cosa davvero molto divertente, ed infine ci ho buttato sopra un bel carico.
Compri una Cinquecento Dolcevita.
Vuoi non chiamarla Maila? 😂
“Perché l’hai chiamata proprio così?”
E mentre ti rispondevo “Perché lo trovo parecchio elegante, ed anche un po’ originale. Conosco solo una persona che porta quel nome”
In realtà pensavo “tanto per cominciare, per divertirmi! Ed in secondo luogo, per darti esattamente quello che vuoi, per alimentare il tuo fuoco con una bella tanica di benzina”.

Chiedo scusa alla categoria, ma di bariste anche basta.
Ho fatto crescere per un bel po’ il fatturato del Tuxedo, e potrei dire la stessa cosa per quanto riguarda il Museum (dove con un martini bianco e coca servito con amaretti e pezzi di cioccolato fondente ho anche fatto una proposta di matrimonio… immaginate la risposta!)

I Had My Share!

“Comunque, se posso permettermi, il tuo problema non sono solo le bariste”
“Cosa vorresti dire, mamma?”
“Sai già cosa voglio dire. Prima c’era quella con la piuma tatuata sul collo, lavorava da Feltrinelli, te la ricordi, sì? E come ti piacevano dischi e libri in quel periodo! Poi è stato il turno della farmacista, lì ti sei fatto venire il mal di gola, il reflusso, gli attacchi di panico, la pressione, e pure ‘e riscenzielli. Ce la siamo dimenticata la farmacista? Quell’altra mezza squinternata che ti teneva al telefono due tre ore al giorno una decina di anni fa? Come si chiamava? E quella che ti ha quasi preso a schiaffi in sala prove dopo aver scoperto la scappatella con la tipa di Milano? Te la sei fatta a piedi da Via Primo Maggio sotto il sole e con le Converse ai piedi, o mi sbaglio? E questo è solo per iniziare a sfiorare l’argomento…”
“Ho capito mamma, basta così!”
“No, tu non hai capito proprio un cazzo, figlio mio. Tu ti innamori troppo facilmente e soprattutto troppo spesso, dai retta a me. Devi metterti la testa a posto e comportarti come si deve!”
“Sai che non succederà mai.”
“Succede, succede. Ricordati queste parole: io sarò al tuo matrimonio, e quando sentirai ridere dalle panche alle tue spalle, non voltarti neanche. Già sai che quella sarò io!”
“Ok, mamma. Poi vediamo”

Una Fiat Cinquecento Dolcevita dicevamo, giusto? Bianca, tetto panoramico in vetro (così puoi farle vedere le stelle… scusa mamma, ti prego scusami!) e soprattutto: bella per sempre! Non potevo chiamarla con nessun altro nome se non Maila, c’ha proprio il musetto da Maila. 
Presa, ovviamente, da Auto-Mar, il regno di Mester (my favorite drummer and my favorite human being) e ritirata, ovviamente, con (rullo di tamburi, anche se rombo di Cuono sarebbe più adeguato) mio padre, seguendo un rituale deciso nei minimi particolari qualche giorno prima.
“Allora ripassiamo. Facciamo così. Ti vengo a prendere fuori la stazione ed andiamo da Mester, sbrighiamo la faccenda, poi tu guidi per primo la Mailazza, ed io ti riporto la Caterina fino in Via Lusardi, dove ti riconsegnerò le chiavi… Poi brindiamo con mamma, sorella, e fratello, e poi me ne vado. Dovrebbe funzionare!”

Superstizione?

Il giusto dai!
Mi piace definirmi un figlio della lupa con il cuore sabaudo, ma il sangue che scorre nelle mie vene è comunque il sangue di un terrone, e qualcosa dovevo pur prendere da quel ramo, quindi ho scelto per una buona dose di gelosia, e giusto per un piccolo assaggio di superstizione.
Ora non aspettatevi che sia uno da gesti scaramantici gratuiti, Volto Sacro Di Gesù Proteggimi Tu, corni, ferri di cavallo, cazzi e mazzi. 
Piuttosto sono uno che “non ci credo, però un pochino male non fa… e se anche non mi parli della partita prima che effettivamente venga giocata, non è che proprio mi dispiace, ecco.”
No, non sto cercando di giustificarmi per averti “trattata male” sabato, se volessi farlo ti direi che ti avevo avvisata per tempo.
“Sicura che vuoi passare da me per un saluto? Ho fumato un po’, so che poi ti da fastidio come parlo quando lo faccio”.
“Sì, sì, tranquillo. Sto arrivando!”

Ma poi…
“Va be, dai. È solo l’Empoli”
“Eh, no, eh? Dai, ma p***a ma***na! Non ti ci mettere anche tu, che già ci sono quei due stronzi che me la tirano tutte le volte. Strano che oggi non mi abbiano detto niente. Vuoi ridere? Dopo due settimane e un po’ che mangiavo solo Teneroni, ieri ci siamo incrociati e mi ha salutato con un Figa, i Campioni D’Italia! ti rendi conto? Che infame!”

“Ok, Ok, scusa, non ne parliamo più, tocca il cancello, tocca quello che vuoi, e facciamo finta di niente” 

Dai, per oggi può bastare così.

Ci siamo ragazzi, siamo ai saluti!
Come sempre, grazie per il tempo speso a leggere le mie fregnacce. 
Non lo do per scontato.
Come vi dicevo all’inizio, immagino non ci saranno altri aggiornamenti nel futuro imminente.
Cercate di non sentire troppo la mia mancanza.
Nel caso, il disco che sto apprezzando davvero tanto in questo periodo è l’ultimo dei The Story So Far, si intitola I Want To Disappear
Se proprio sentite un sacco la mia mancanza come “scrittore”, allora dategli un giro, che merita!
E non lamentatevi: a me e a Sir. Giovanni è toccato Tony Boy, quindi a voi sta andando di lusso!
😂
Grande Tony!

Alla prossima.
‘Mocc!
Your Favorite Milk Delivery Boy.

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